Tic nervosi: comprendere, riconoscere e gestire un fenomeno diffuso

Tic nervosi: comprendere, riconoscere e gestire un fenomeno diffuso
Ilaria Tonelli
Redazione
Psicologa a orientamento Psicodinamico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
22.10.2025
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I tic nervosi sono movimenti o suoni improvvisi, rapidi e ripetitivi che spesso compaiono durante l’infanzia, ma possono presentarsi anche in età adulta. 

Nonostante molte persone sperimentino il vissuto del tic almeno una volta nella vita, spesso questi movimenti tendono a suscitare preoccupazione perché vengono interpretati come segnali di disagio psicologico o di malattie neurologiche. In realtà, nella maggior parte dei casi si tratta di fenomeni benigni e transitori. Tuttavia essi meritano attenzione e vanno affrontati con chiarezza d’informazioni. 

Tic nervosi: cosa sono e come possono impattare sulla vita quotidiana

Un tic può essere percepito da chi lo attua come un’azione involontaria, difficile da controllare: può essere semplice, come un ammiccamento o un colpo di tosse, oppure più complesso e articolato. 

Nei bambini i tic tendono a manifestarsi in situazioni di stress o stanchezza, mentre negli adulti possono riemergere nei momenti di forte tensione emotiva

Quando i tic diventano più persistenti, invasivi e complessi da gestire, si può parlare di sindrome di Tourette (TS), una condizione caratterizzata da una combinazione di tic motori e vocali. 

Georges Gilles de la Tourette, neurologo francese che per primo descrisse la sindrome – Wikimedia

Le sensazioni interne che precedono i tic, come una sorta di urgenza o tensione da scaricare, aiutano a capire meglio i meccanismi che regolano i nostri comportamenti automatici. La comparsa dei tic nel tempo sembra seguire un andamento “a onde” o addirittura frattale, spiegando perché i sintomi possano aumentare o ridursi in maniera ciclica (Leckman, 2023). 

In generale, l’evoluzione naturale dei tic mostra un calo significativo durante l’adolescenza ma la sindrome di Tourette può essere associata a difficoltà sociali, emotive o scolastiche, soprattutto se si accompagna a disturbi come ADHD o disturbo ossessivo-compulsivo, che possono influenzare gli esiti a lungo termine, incidendo significativamente sulla qualità di vita. 

Tic nervosi: tipologie e cause

Il dibattito sui Tic nervosi è reso complesso dal fatto che la loro definizione è molto sfocata. 

Sotto lo stesso nome ricadono manifestazioni comportamentali apparentemente molto diverse e, per ognuna di  queste condizioni, le cause non sono ancora chiare. 

Per quanto riguarda la loro classificazione, con una leggera approssimazione, possiamo dire che esistono due principali categorie di tic: motori e vocali. I tic motori coinvolgono movimenti del corpo, come lo sbattere delle palpebre, smorfie, scuotimenti del capo, contrazioni delle spalle; i tic vocali implicano l’emissione involontaria di suoni (colpi di tosse, grugniti) o la ripetizione di parole o sillabe.

Possiamo poi suddividere entrambe le categorie in tic semplici (movimenti o suoni rapidi e isolati) e tic complessi (sequenze articolate e coordinate).

Le cause esatte non sono ancora del tutto note, ma si ipotizza un’interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali

Sul piano genetico, una meta-analisi condotta su 4.819 soggetti con Sindrome di Tourette e 9.488 controlli ha individuato un locus significativo nel gene FLT3 sul cromosoma 13. Lo studio ha stimato che varianti genetiche in regioni evolutivamente conservate spiegherebbero circa il 92,4 % dell’ereditarietà stimata per la sindrone. Inoltre, i punteggi di rischio poligenico per la Sindrome di Tourette predicono non solo la presenza della condizione, ma anche la gravità massima dei tic e la probabilità di una storia familiare di tic. Tuttavia, tale risultato non è stato replicato in una coorte più ampia (Yu et al., 2019).

Dal punto di vista neurobiologico, uno studio condotto da Wang e collaboratori  (2011) nei pazienti con Tourette ha rilevato un’attività aumentata nelle vie motorie (aree sensomotorie, putamen, globo pallido, sostanza nera) e, nei casi più gravi, un’attività ridotta soprattutto nei nuclei caudato(nella parte profonda del cervello legata al movimento e alle abitudini) e nella corteccia cingolata anteriore, cioè la parte superiore e interna della corteccia cerebrale, legata a emozioni, attenzione e controllo cognitivo.

Questi aspetti non devono però essere isolati da fattori psicologici e ambientali: stress, ansia, mancanza di sonno o eventi emotivamente intensi possono favorire l’insorgenza o l’accentuazione dei tic.  In questo senso, è importante considerare che, sebbene i tic siano comunemente ritenuti di origine neurobiologica, la frequenza dei tic può essere influenzata da eventi ambientali antecedenti e da conseguenze sociali. Goldman e DeLeon (2020) hanno recensito 13 studi sperimentali che hanno cercato di identificare fattori che mantengono i tic.  Gli studiosi hanno visto che, in molte persone con sindrome di Tourette, i tic tendono a mantenersi da soli, un po’ come se “si alimentassero” da sé. Però non sempre è così: in certi casi, studiare il perché un tic si manifesta può aiutare a trovare strategie più efficaci per ridurlo.

Foto di Uday Mittal – Unsplash

Sintomi e riconoscimento dei tic nervosi

I tic sono generalmente molto riconoscibili. Essenzialmente si tratta di azioni ripetitive, non finalizzate e difficili da inibire. Spesso la persona riferisce una “spinta interna” a compiere quel gesto o suono, che si attenua solo dopo averlo eseguito. 

I tic tendono a variare nel tempo: possono peggiorare in certi periodi e ridursi in altri, con un andamento fluttuante.

Non tutti i tic richiedono un intervento specialistico. Tuttavia è consigliabile rivolgersi a un medico o a uno psicologo quando:

  • i tic persistono oltre un anno
  • peggiorano progressivamente
  • interferiscono con le attività quotidiane, sociali o scolastiche
  • sono associati ad altri disturbi (ansia, difficoltà di concentrazione, disturbi dell’umore)

Tic nervosi: diagnosi, possibilità di trattamento e gestione

La diagnosi di disturbo da tic può essere formulata attraverso il colloquio clinico, l’osservazione diretta e la raccolta di informazioni (anche da familiari o insegnanti, nel caso dei bambini). Talvolta possono essere richiesti esami neurologici per escludere altre condizioni poiché è fondamentale distinguere i tic da altri disturbi del movimento o da comportamenti stereotipati associati a condizioni neuropsichiatriche.

Ovviamente il trattamento varia in base alla gravità dei sintomi, alla frequenza dei tic e alla tipologia di disagio mostrata dal paziente. Un primo passo è la psicoeducazione, che consente di informare la persona e la famiglia. Questo passaggio può essere fondamentale per prevenire il rischio di sviluppare convinzioni e comportamenti stigmatizzanti.

Sul piano comportamentale, l’Habit Reversal Training (HRT) è stato individuata come trattamento psicologico ben consolidato, mentre l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP) viene considerata spesso efficace. In generale la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è ritenuta efficace: una meta-analisi che ha incluso 12 studi clinici con 536 pazienti ha mostrato che la CBT riduce in maniera significativa la gravità complessiva dei tic, con un impatto maggiore sui tic motori rispetto a quelli vocali (Shou et al., 2021).

Inoltre gli interventi psicoterapeutici possono essere utili quando sono presenti ansia o stress concomitanti. 

La farmacoterapia viene indicata soprattutto nei casi più gravi o invalidanti e deve sempre essere assunta sotto stretta supervisione specialistica. 

Infine, anche strategie quotidiane come il miglioramento dell’igiene del sonno, la riduzione dello stress e la pratica di attività rilassanti possono contribuire ad attenuare l’intensità dei tic.

Empatia e supporto nella gestione dei tic

I tic non raccontano chi siamo, non sono un limite né un difetto: sono solo una sfumatura del modo in cui il corpo e la mente dialogano. Nessuno dovrebbe sentirsi definito da un movimento o da un suono involontario. Ciò che serve è sguardo gentile, ascolto sincero e comprensione profonda.

Sostenere chi vive con i tic significa offrire spazio, calma e accettazione — perché solo nella luce della consapevolezza e dell’empatia si può imparare a convivere con se stessi senza paura, trasformando ciò che pesa in qualcosa di proprio, vissuto con dignità e padronanza.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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