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Possessività: che cos’è, perché la proviamo e come superarla

Possessività: che cos’è, perché la proviamo e come superarla
Pubblicato il
12.6.2023

In ogni tipo di relazione, il legame tra due persone può avere diverse entità e, se da un lato permette di provare sentimenti come l’amore e l’amicizia, dall’altro può caratterizzarsi per emozioni che, se non gestite e profondamente comprese, possono comprometterlo.

Nelle relazioni di coppia, per esempio (ma accade anche in famiglia, tra genitori e figli) si può sperimentare la gelosia, sentimento che, nelle giuste dosi, esprime il legame con il partner e quel senso di esclusività che si prova nei confronti della persona amata.

La gelosia, a volte, può diventare patologica: chi la sperimenta sente la relazione costantemente minacciata, vive nel dubbio dell’infedeltà e, spesso, non è in grado (nonostante possa rendersene conto) di gestirla in modo sano, arrivando alla possessività.

Cosa succede quando la gelosia diventa possessione? Tra gelosia e possessività c’è differenza? Quali legami sono soggetti al possesso in psicologia?

problemi di gelosia e possessività
Polina Tankilevitch - Pexels

Essere possessivi: cosa significa?

Il dizionario Treccani definisce la possessività come caratteristica di una “persona che manifesta un geloso attaccamento a tutto quanto possiede e, con riferimento alla sfera dei rapporti interpersonali, che tende a volere tutta per sé una persona amata, escludendola dalle relazioni con altri, fino a limitarne e opprimerne la personalità.”

Grazie a questa chiara definizione, possiamo già comprendere cosa fa una “persona possessiva” e come vive il legame con l’altro. La possessività, infatti, è un termine con cui si indica una costellazione di comportamenti che può compromettere le relazioni innescando meccanismi di manipolazione affettiva e controllo, che possono portare verso un rapporto tossico.

Perché si è possessivi? Qual'è la differenza tra gelosia e possessività? Iniziamo con il rispondere a quest’ultima domanda.

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Differenza tra gelosia e possessività

Possessività e gelosia sembrano molto simili. Entrambe nascono in seno alle relazioni e si possono collegare a un’insicurezza di fondo che spinge la persona a sentire l’esigenza di “avere la persona tutta per sé”.

La differenza fondamentale tra gelosia e possessività, sta nel fatto che mentre la prima è un sentimento, la seconda è un insieme di comportamenti che possono seguire all’idea (più o meno implicita) di essere in diritto di imporsi sulla vita dell’altro annullandone l’individualità e l’unicità. I comportamenti manipolatori e controllanti sono infatti una delle principali caratteristiche della possessività.  

Come si comporta una “persona possessiva”? Essa agisce spinta da una mania di controllo che può sfociare in manipolazione affettivaviolenza psicologica (che troviamo per esempio nello stalking) fino ad arrivare a comportamenti di aggressività e violenza fisica che possono avere tragiche conseguenze (come nel femminicidio). 

Anche la possessività del narcisista ha gli stessi elementi, utilizzati per ottenere l’”approvvigionamento narcisistico” di cui ha bisogno. Una persona con disturbo di personalità narcisistico, infatti, a causa della scarsa empatia, fatica a identificarsi con i sentimenti degli altri e può avanzare pretese che finiscono per limitare la libertà dell’altro.

Come capire se è amore o possessione?

differenza tra gelosia e possessività
Kampus Production - Pexels

Possessività: i sintomi 

Tra le principali caratteristiche della possessività, e che ritroviamo anche tra i segnali di un amore possessivo, ci sono:

  • la tendenza al controllo ossessivo (del telefono, degli account social, delle persone che si frequentano)
  • la frequente tendenza all’emozione della rabbia e all’aggressività 
  • la tendenza a far isolare l’oggetto d’amore allontanandolo dalle proprie amicizie e frequentazioni
  • l’imposizione di orari o specifici comportamenti.

Questi modi di agire sono spesso alimentati da insicurezza, paura dell’abbandono e paura del rifiuto, che possono causare pensieri ricorrenti e ossessivi e rimuginio. Proprio come accade all’Otello shakespeariano, nessuna rassicurazione potrà servire a placare l’ansia di un partner possessivo in amore:

“Confessa lealmente il tuo peccato. Perché anche se tu lo negassi, e con giuramento, punto per punto, non potresti attenuare né distruggere quella forte convinzione della tua colpa che mi fa delirare.”

Possessività: le cause possibili

Perché si è possessivi? E  cosa si nasconde dietro la possessività? Le cause che spingono a esercitare la possessione in amore e nelle altre relazioni, possono essere di diversa natura. Bisogna infatti considerare il contesto socio-culturale di appartenenza e le esperienze di vita.

Le radici della possessività possono poi essere ricercate nell’infanzia: l’emergere della possessività, in psicologia, è poi spesso legata al tipo di stile di attaccamento.

Come ci insegna la psicologia infantile, quando nelle prime fasi della vita si vivono

esperienze in cui i caregiver si comportano in modo imprevedibile (per cui i bisogni del bambino non sono stati considerati o soddisfatti in maniera affidabile), è possibile che in età adulta si sviluppi uno stile di attaccamento ambivalente invischiato.

Un attaccamento di questo tipo è caratterizzato da

  • idealizzazione del partner
  • bisogno di simbiosi e paura della solitudine
  • breadcrumbing
  • ansia, gelosia, possessività e rabbia.

Si innesca così un meccanismo che trasforma il timore di perdere la persona amata in un legame basato su limitazioni e concessioni, controllo ossessivo della vita dell’altro agito con vari mezzi. 

Quando sono i genitori a essere possessivi 

Anche in famiglia, come abbiamo accennato, è possibile che sia presente un certo grado di possessività, che può causare dinamiche disfunzionali nel caso in cui il controllo arrivi da papà estremamente gelosi o mamme possessive.

I genitori gelosi dei figli, infatti, se non vivono questo sentimento in modo sano, possono condizionare il modo in cui il bambino vivrà le proprie relazioni interpersonali, proponendo un modello relazionale che si svilupperà sul controllo dell’altro e sulla mancanza di empatia, a favore di una “salvezza emotiva” personale del tutto illusoria. 

Una mamma troppo possessiva, per esempio, tenderà a essere gelosa tanto da intromettersi e orientare anche le scelte personali dei propri figli (che siano relative alle amicizie o alle relazioni amorose), rischiando di preparare (inconsapevolmente) così il terreno a conflitti familiari che potranno emergere anche in età adulta.

amore e possessività
Cottonbro Studio - Pexels

Un amore possessivo

Come abbiamo visto, l’uomo possessivo o la donna possessiva, nelle relazioni sentimentali tendono ad assumere un atteggiamento controllante, a volte sospettoso, e manipolatorio lottando contro la propria paura dell’abbandono e la propria bassa autostima

Tuttavia, non è sempre semplice riconoscere (o reagire) ai comportamenti provocati da gelosia e possessività in amore, soprattutto quando si parla delle prime esperienze sentimentali. 

Una ricerca ha indagato proprio la percezione degli adolescenti sulle relazioni sane e malsane, arrivando alla conclusione che “Alcuni adolescenti hanno faticato a comprendere gli attributi della relazione tra cui la gelosia e la possessività, poiché questi comportamenti possono essere percepiti come espressioni di forte interesse romantico.”

Quindi cos'è l'amore possessivo? Si tratta davvero di romanticismo? Semplicemente, non è amore. Amore e possessività non possono convivere all’interno di un rapporto sano.

Sembra un’affermazione forte, ma riflettendoci bene, se la possessività è basata sulla volontà di annullare bisogni, desideri ed esigenze del partner, si capisce bene che un amore possessivo non può definirsi amore, perché manca il riconoscimento dell’individualità di ciascun membro della coppia.

La persona possessiva in amore crederà convintamente di poter decidere della libertà dell’altro, impedendo al partner di esprimere la propria personalità e compiere le proprie scelte, arrivando via via a incidere su tutti gli aspetti della sua vita come le amicizie, il lavoro, la gestione delle proprie risorse (anche quelle economiche) e della propria autonomia. 

Anche se l’essere possessivi in amore può in un primo tempo venire interpretato come interesse e dedizione, come la valorizzazione dell’unicità dell’altro, pian piano si corre il rischio di chiudersi in un rapporto esclusivo e asfissiante, nutrito di sospetti, solitudine e angoscia.

I fatti di cronaca, anche i più recenti, ci ricordano che la gelosia in amore è una china scivolosa dalla quale si rischia di precipitare verso una possessività patologica e forme di violenza via via sempre più intense. Non sono rari, purtroppo e ancora oggi, episodi di violenza psicologica sulla donna (soprattutto) agiti per isolarla e svalutarla, credendo di poterla possedere. 

Un terapeuta può aiutarti con la tua autostima.

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Possessività: come superarla

È possibile diminuire la possessività del partner? Come curare la possessività quando siamo noi ad agire? In entrambi i casi, può essere di supporto rivolgersi a un professionista della salute mentale.

Il lavoro che si può svolgere con il terapeuta, infatti, può aiutare la persona a comprendere le ragioni dei propri comportamenti possessivi, indagando sulle cause più profonde che li hanno scatenati. Il terapeuta potrà avvalersi di diversi strumenti diagnostici, come il test sulla possessività Possessiveness Scale (PS).

Oltre al percorso di terapia più idoneo, un terapeuta esperto potrà guidare il paziente nella costruzione di un dialogo con il partner o i membri della famiglia con cui è emersa tale problematica, sia per guidarlo su come aiutare una persona possessiva ma, soprattutto, per sostenerlo nella riscoperta di sé e nell’ascolto dei propri bisogni. Questi obiettivi possono essere perseguiti anche con degli incontri di terapia di coppia o familiare.

In chiusura, vogliamo ricordare che se si subiscono violenze psicologiche o fisiche, se sentiamo che è arrivato il momento di chiudere una relazione che ci porta disagio e malessere, oltre al sostegno di uno psicologo, possiamo contare su quello delle Forze dell’Ordine e delle associazioni che si occupano di tutelare e proteggere chi vuole uscire da una relazione tossica.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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