Relazioni
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La paura dell’abbandono: possiamo parlare di una sindrome?

La paura dell’abbandono: possiamo parlare di una sindrome?
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Rosa Gentile
Redazione
Psicologa ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Pubblicato il
25.5.2023

La paura dell’abbandono è, per definizione, il timore di perdere qualcuno o qualcosa e di ritrovarsi senza riferimenti, senza qualcuno a cui volgere il proprio sguardo per ritrovarlo. Si tratta di un vero e proprio vissuto di senso di abbandono e solitudine che può minacciare il proprio sé: perdendo l’altro, perderei una parte di me e tutto quello che l’altro mi rimanda. 

In assenza della persona, o dell’idea a cui ci si aggrappa, ci si può sentire svuotati di senso rispetto al proprio posto nel mondo e rispetto al posto che si occupava prima dell’esperienza abbandonica. 

“Perdere” fa riferimento a qualcosa che prima c’era e che, più o meno improvvisamente, cessa di esistere; si esperisce un’assenza rispetto a qualcosa che prima era una vera e propria presenza.

Come si chiama la paura dell'abbandono in psicologia? 

Questa paura, tutt’altro che banale, può riguardare tutti ed essere esperita in diversi momenti della vita. Per esempio, può insorgere quando ci si trova ad affrontare scelte complesse oppure può accompagnare il proprio sentire quotidiano come un vero e proprio rumore di fondo che condiziona profondamente il proprio agire. 

La paura di essere abbandonati può accomunare alcuni problemi di salute mentale (come i disturbi di personalità borderline e dipendente) e viene comunemente chiamata “sindrome dell’abbandono”. In questo articolo ne approfondiremo diversi aspetti parlando nel dettaglio di:

  • cos'è la sindrome dell'abbandono
  • a cosa è dovuta la paura di essere abbandonati
  • come si cura la paura dell'abbandono.
sindrome dell'abbandono
Alex Green - Pexels

Paura dell'abbandono: quali sintomi? 

Come si comporta una persona che ha paura dell'abbandono? Ciascuno attribuisce un significato diverso a uno stesso accadimento, tuttavia è possibile individuare alcuni vissuti e sensazioni che possono attivarsi in corrispondenza di eventi in cui avviene una separazione reale o immaginata che segna l’inizio del trauma abbandonico.

Quelle più antiche sono le angosce di frammentazione: non si esperisce una unitarietà di sé, cioè non si percepisce un senso di continuità rispetto alla propria esperienza e si può anche avere la sensazione di non essere reali, di andare in pezzi e di sparire.

Spesso si può vivere con difficoltà il proprio rapporto con l’altro e si fa confusione tra sé e l’altro; i propri bisogni possono essere indistinti rispetto a quelli dell’altro e non si riesce a fare chiarezza rispetto alle proprie idee e ai propri vissuti. 

Ci si può, inoltre, sentire perseguitati, danneggiati e si può convivere con una sensazione costante di pericolo e di minaccia. Quando si entra in contatto con l’esperienza della perdita, è possibile il manifestarsi della paura dell'abbandono con attacchi di panico o attacchi d’ansia. Queste esperienze possono attivare inoltre angosce depressive. 

In alcune relazioni, si può esperire una depressione da abbandono del partner e ci si può sentire in colpa pensando di aver danneggiato l’altro, interiorizzando un forte sentimento di svalutazione di sé. In altri casi, invece, l'angoscia abbandonica può tradursi nell'isolamento, pensiamo per esempio a quelle persone che diventano veri e propri accumulatori di animali.

L’ansia abbandonica richiama angosce molto profonde che fanno riferimento ai primi momenti di vita. Per comprendere, infatti, cosa sia la paura dell’abbandono e da dove viene l’ansia da abbandono negli adulti, ripercorriamo alcune tappe dello sviluppo psicologico.

Possibili cause della sindrome dell’abbandono

La sindrome abbandonica può essere attivata da diversi fattori scatenanti. Tra le possibili cause della paura dell’abbandono negli adulti  troviamo, per esempio alcuni eventi precipitanti:

  • un lutto improvviso
  • aver subito ghosting
  • un licenziamento
  • un trasferimento
  • una separazione.

Insomma, un evento tangibile che sollecita vissuti abbandonici molto più profondi, che possono essere collegati a un vero e proprio trauma dell’abbandono. 

Lo sviluppo infantile e il trauma dell’abbandono

Sin dall’infanzia, è necessario che vi sia qualcuno che possa provvedere ai bisogni del bambino per accoglierlo, per contenerlo e fargli esperire la sensazione di essere sostenuto e maneggiato con cura e premura. È fondamentale che ciò avvenga perché il piccolo possa non avvertire come troppo caotico e indifferenziato il mondo circostante. 

Attraverso il rispecchiamento, chi se ne prende cura riesce a rimandare al bambino le sue sensazioni e metterle in parola: il bambino è in grado di ritrovare se stesso nella mente e nello sguardo dell’adulto

L’esperienza di cura continua e ripetuta è necessaria per il piccolo affinché possa piano piano interiorizzare le figure di attaccamento per potersene poi distaccare (secondo le modalità che gli sono congrue, cioè a seconda delle sue tappe evolutive). 

Si tratta di un processo tutt’altro che lineare, molto complesso e possibile solo nel momento in cui le separazioni evolutive sono vissute serenamente dall’individuo, in modo che ciascuna esperienza di crescita non venga avvertita come una minaccia per la propria persona ed il proprio sé. 

La paura del rifiuto e dell’abbandono, che nei bambini può assumere diversi livelli d’intensità fino al Disturbo d’ansia da separazione, fa quindi riferimento a questi momenti della vita in cui la propria esistenza era in stretta relazione ad un altro che se ne prendeva cura.  

In situazioni ambientali sfavorevoli, quando cioè non è stato possibile occuparsi dei bisogni profondi del bambino, diventa più complesso far fronte alle sfide evolutive che diventano via via crescenti, motivo per cui rispetto alle esperienze di separazione, possono attivarsi paure abbandoniche. 

Possono esserci numerose difficoltà che interferiscono col processo di separazione-individuazione, per esempio possono esserci lutti o traumi irrisolti nel caregiver (colui/colei che si prende cura del piccolo) e dunque separarsi ed individuarsi diventa molto più complesso; si resta nel limbo della ricerca costante dell’altro a cui aggrapparsi per scongiurare paure profonde. 

Paura dell'abbandono: esistono dei test?

Come abbiamo visto la paura di perdere una persona e di essere abbandonati che perdura in età adulta può essere la conseguenza di traumi infantili o esperienze avverse che coinvolgono il bambino e le sue figure di attaccamento.

Pur non esistendo dei veri e propri test per la sindrome dell’abbandono, lo psicologo ha a disposizione diversi strumenti che può utilizzare per valutare se quella che ha davanti è una dinamica relazionale costante, ripetitiva e rigida.

In questo senso il colloquio clinico e la relazione paziente-terapeuta si rivelano preziosi strumenti, che permettono di esplorare come ci si rappresenta in relazione all’Altro, ma anche l’emergere di specifiche dinamiche relazionali. Alcuni momenti del percorso di terapia, come ad esempio le ferie del terapeuta, possono infatti portare il paziente a sentirsi abbandonato.

Un’ulteriore modalità per fare un test della paura dell’abbandono è la valutazione dello stile di attaccamento, che negli adulti viene realizzata attraverso strumenti come l’Adult Attachment Interview

paura del rifiuto e dell'abbandono
Victor - Pexels

Sindrome da abbandono e disturbo borderline di personalità 

La letteratura scientifica ha evidenziato numerose correlazioni tra la sindrome dell’abbandono e il disturbo borderline di personalità, un disturbo caratterizzato da una difficoltà identitaria in cui sembra complesso tracciare dei confini tra sé e l’altro.

La relazione con l’altro da sé, se da un lato è profondamente desiderata perché consente di non sentire la paura di abbandono, paradossalmente, attiva la paura di essere abbandonati proprio perché l’altro potrebbe andarsene da un momento all’altro e ciò è fonte di minaccia.  

Le relazioni diventano, in questo scenario, profondamente complesse da coltivare perché portano con sé l’ombra ed il pericolo costante dell’abbandono. Tutto diventa instabile e caotico nel mondo della persona con disturbo borderline, ci si sente come se da un momento all’altro tutto possa precipitare. 

Le relazioni diventano un “assoluto”, un potente antidoto in grado di silenziare le angosce di abbandono. L’assenza dell’altro diventa un vuoto impossibile da riempire e un peso estremamente insostenibile.  

Sindrome dell'abbandono in amore

Spesso, il discrimine in grado di permettere come capire se si soffre di sindrome dell'abbandono e comprendere se ci si trova di fronte a una problematica relazionale, è notare che si ha come interiorizzato una tendenza a ripetere costantemente gli stessi schemi relazionali. 

In questi casi, le stesse modalità sono vissute e rivissute all’interno di diverse relazioni (si può provare paura dell'abbandono nell’amicizia, ma essa può anche riguardare i rapporti lavorativi). 

Ci si trova a vivere relazioni in cui la paura di abbandono, per esempio, porta ad allontanarsi dal proprio partner ogni volta in cui la relazione diventa più profonda (come accade nella filofobia e nella controdipendenza affettiva) e a lasciare per paura di essere lasciati.

In altri casi, si ha la tendenza a legarsi a persone che non hanno il desiderio di entrare in una relazione romantica e si soffre per questo, si diventa un partner geloso e ci si consuma, permettendo all’altro di tenerci sotto scacco vivendo con l’ansia e la paura di essere lasciati. 

La paura dell'abbandono nelle relazioni può generare rapporti molto intricati, basati sulla dipendenza affettiva. La correlazione tra paura dell'abbandono e dipendenza affettiva si basa infatti sulla paura di rimanere soli e perdere quel qualcuno, che causa la sensazione di sentirsi abbandonati.

Così, questa paura di perdere la persona amata, porta il dipendente affettivo a esperire angoscia abbandonica, a combattere la solitudine e a non riuscire a contemplare la separazione psichica con il partner, che non viene percepito come altro da sé ma come un’estensione della propria persona. 

Sindrome dell'abbandono: come superarla?

La psicoterapia incoraggia l’emergere di determinati contenuti e processi, porta alla luce i pattern relazionali interiorizzati delle prime esperienze significative, per esempio con i propri genitori all’interno del proprio ambiente di vita. 

Questi ultimi possono essere rivissuti all’interno della relazione terapeutica che diventa un’esperienza di profonda comprensione emotiva di sé in rapporto all’altro. Lo spazio di ascolto diventa un luogo in cui potersi concedere affetti altrimenti difficili da raccontare, affetti che prima del percorso intrapreso erano spesso ignoti ed inesplorati.

In seduta è possibile comprendere come affrontare la paura di perdere una persona, come superare un abbandono e le emozioni che esso può portare con sé (come la rabbia o l’ansia da abbandono).

Sindrome dell'abbandono: libri per approfondire

Concludiamo l’articolo con alcuni suggerimenti su libri sulla sindrome dell'abbandono:

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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