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Salute mentale
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Cognitivismo: come i processi mentali influenzano emozioni e benessere

Cognitivismo: come i processi mentali influenzano emozioni e benessere
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
2.12.2025
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
Cognitivismo: come i processi mentali influenzano emozioni e benessere
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La mente umana è un meraviglioso labirinto, in cui ogni pensiero, ricordo o decisione si intreccia in un complesso sistema di processi mentali. Il cognitivismo rappresenta una chiave di accesso a questo labirinto: si tratta di un approccio teorico che ha rivoluzionato la psicologia contemporanea, spostando il focus dall’osservazione dei comportamenti allo studio dei processi mentali che li generano. Il cognitivismo classico ha posto l’accento soprattutto sull'elaborazione dell'informazione. Questa prospettiva ha messo in luce il ruolo di credenze e processi di pensieri nel comportamento umano.

Fondamenti e definizione del cognitivismo

Nel vasto panorama della psicologia, il cognitivismo si configura quell’approccio che considera la mente come un sistema di elaborazione dell’informazione: ​​riceve input dall’ambiente, li organizza attraverso schemi e processi cognitivi, e genera risposte comportamentali. A differenza del comportamentismo, che privilegia l’osservazione dei comportamenti, il cognitivismo indaga i processi interni (attenzione, memoria, rappresentazioni, credenze) che mediano tra stimolo e risposta. Da qui nasce la definizione di cognitivismo come “studio dei processi mentali che mediano tra stimolo e risposta”. Le principali differenze rispetto al comportamentismo sono:

  • Focalizzazione sui processi interni più che sui comportamenti osservabili
  • Riconoscimento dell’importanza di rappresentazioni e credenze
  • Utilizzo di metafore informatiche per spiegare il funzionamento mentale
  • Interesse per i meccanismi di apprendimento, memoria, attenzione e percezione

In sintesi, il cognitivismo ha aperto la strada allo studio della mente come elaborazione attiva dell’informazione, influenzando anche lo sviluppo di approcci clinici come la terapia cognitivo-comportamentale.

Googledeepmind - Pexels

Psicologia cognitiva: principi e modelli di funzionamento mentale

Il funzionamento della mente umana è complesso e affascinante. La psicologia cognitiva si propone di comprenderlo, utilizzando spesso la metafora del computer per descrivere la mente come un sistema di elaborazione delle informazioni. Questo approccio si concentra su alcuni processi fondamentali che ci permettono di interagire con il mondo in modo efficace:

  • Percezione: raccoglie e interpreta le informazioni sensoriali dall’ambiente.
  • Memoria: conserva ricordi, esperienze e conoscenze.
  • Attenzione: seleziona gli stimoli rilevanti, ignorando quelli irrilevanti.
  • Linguaggio: sistema per comunicare pensieri ed emozioni.

La psicologia cognitiva studia questi processi attraverso esperimenti controllati e modelli teorici, con l’obiettivo di comprendere le regole che governano il funzionamento della mente. Questo approccio ha permesso di sviluppare strategie efficaci per potenziare l’apprendimento e migliorare la memoria. In definitiva, la psicologia cognitiva ci aiuta a capire come costruiamo la nostra realtà e come possiamo migliorarla. Comprendere questi meccanismi può offrire strumenti preziosi per affrontare le sfide della vita quotidiana.

Storia, sviluppo ed esponenti del cognitivismo

Il cognitivismo ha origine alla fine degli anni Cinquanta, come reazione agli eccessi del comportamentismo, che scelse di non inferire stati mentali e di concentrarsi su stimolo-risposta osservabili. Il cognitivismo ha riportato l’attenzione sulle funzioni mentali, come percezione, memoria e linguaggio. La cosiddetta “rivoluzione cognitiva” è stata guidata da psicologi, linguisti e informatici. Figure come Noam Chomsky hanno criticato il comportamentismo, evidenziando la complessità del linguaggio umano.

Il cognitivismo ha integrato contributi da diverse discipline:

  • La linguistica ha offerto strumenti per analizzare il pensiero simbolico.
  • La cibernetica ha suggerito modelli di controllo e feedback.
  • L’intelligenza artificiale ha stimolato la creazione di modelli computazionali della mente.

In sintesi, il cognitivismo rappresenta un approccio interdisciplinare. Esso considera la mente come un sistema complesso, in grado di rappresentare, trasformare e utilizzare conoscenze. Tra gli esponenti cognitivisti più noti, oltre a Chomsky, ricordiamo Jerome Bruner, Ulric Neisser e George Miller, autori che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo della psicologia cognitiva.

Teoria cognitiva e confronto con altri approcci

Il cognitivismo si è distinto da altri approcci psicologici come il comportamentismo e la psicologia della Gestalt, offrendo una nuova prospettiva sulla mente umana. Il comportamentismo, dominante fino agli anni Cinquanta, scelse di limitarsi al comportamento osservabile, evitando inferenze sui processi mentali interni. In contrasto, la psicologia della Gestalt enfatizzava l'importanza della percezione olistica e dell'organizzazione delle informazioni sensoriali, ponendo le basi per lo studio della mente come sistema complesso. Il cognitivismo ha ripreso queste intuizioni, mantenendo però un quadro teorico sull’elaborazione dell’informazione. L'evoluzione dei paradigmi psicologici riflette un crescente riconoscimento della complessità della mente umana e della necessità di approcci interdisciplinari per comprenderla appieno.

Modelli cognitivi: human information processing e modello TOTE

Il cognitivismo ha sviluppato diversi modelli e cornici funzionali per spiegare come la mente elabora le informazioni. Tra questi, l’approccio Human Information Processing descrive, più che un singolo modello, le fasi dell’elaborazione (attenzione, memoria, decisione, risposta), adottando la metafora della mente come sistema di elaborazione dell’informazione: riceve input dall’ambiente, li trasforma tramite processi interni e produce output comportamentali.

All’interno di questa prospettiva si colloca l’unità TOTE (Test–Operate–Test–Exit) proposta da Miller, Galanter & Pribram (1960): un'unità concettuale di controllo in cui si testa lo stato rispetto a un obiettivo, si interviene per ridurre la discrepanza, si ritesta e si esce quando il criterio è soddisfatto.

Un elemento cruciale in questi modelli è la retroazione (feedback): l’informazione che ritorna al sistema dopo una risposta e che consente di adattare e correggere le strategie future. In questa cornice, la mente è intesa come sistema dinamico e adattivo, capace di trasformare le informazioni in conoscenza e azione, con un ruolo centrale dei processi interni e dell’autoregolazione guidata dal feedback.

Processi cognitivi fondamentali e loro ruolo nei sintomi psicologici

La psicologia cognitiva studia come percezione, attenzione, memoria e pensiero contribuiscono all’esperienza quotidiana. La percezione interpreta i dati sensoriali; l’attenzione seleziona le informazioni rilevanti; la memoria consente di immagazzinare e recuperare conoscenze; il pensiero comprende ragionamento, problem solving e decisione. Questi processi, però, usano scorciatoie efficienti ma fallibili, i bias cognitivi, che possono portare a errori sistematici di giudizio. Tra i più noti:

  • Il bias di conferma: valorizzare ciò che conferma le proprie idee.
  • L’effetto ancoraggio: eccessivo peso alla prima informazione.
  • L’euristica della disponibilità: stimare la probabilità in base a esempi facili da ricordare.

Sul piano clinico, tali bias non causano da soli un disturbo, ma possono contribuire all’insorgenza o al mantenimento di sintomi (DSM-5-TR), ad esempio rafforzando convinzioni negative su di sé nei quadri ansioso-depressivi o amplificando valutazioni di minaccia nelle fobie. Riconoscere come funzionano questi processi e imparare a mettere alla prova i propri pensieri aiuta a promuovere benessere psicologico e flessibilità cognitiva. Ti sei mai chiesto se alcuni pensieri ripetitivi o convinzioni rigide possano essere frutto di questi meccanismi?

Rdne - Pexels

Cognitivismo, costruttivismo e applicazioni in pedagogia

Il cognitivismo e il costruttivismo hanno trasformato il modo di intendere l’apprendimento. Entrambi valorizzano l’attività mentale dello studente, ma con accenti diversi. Il cognitivismo descrive la mente come un sistema di elaborazione dell’informazione: apprendere significa acquisire, organizzare, consolidare e recuperare conoscenze (attenzione, memoria di lavoro, memoria a lungo termine). Il costruttivismo sottolinea che la conoscenza è costruita attivamente sulla base delle esperienze pregresse, degli schemi già presenti e, nelle versioni socio-costruttiviste, dell’interazione con gli altri e del contesto.

In sintesi, il cognitivismo pone l’accento su come l’informazione viene trattata, il costruttivismo su come il significato viene costruito. Nella pratica didattica efficace, i due approcci si integrano: si cura la struttura cognitiva dello studente e, insieme, si progetta un ambiente di apprendimento attivo che lo renda protagonista del proprio sapere.

Gestione di emozioni e comportamenti secondo il cognitivismo

Secondo la prospettiva cognitiva, emozioni e comportamenti sono influenzati dalle valutazioni che diamo agli eventi: se interpretiamo una situazione come minacciosa o frustrante è più probabile provare ansia o rabbia; se riteniamo di non avere risorse sufficienti, potremmo evitare o rinunciare. In clinica, emozioni come ansia, tristezza o rabbia sono spesso fisiologiche e adattive; diventano problematiche quando risultano pervasive, intense o sproporzionate rispetto al contesto.

La buona notizia è che i pensieri disfunzionali possono essere modificati. Con tecniche tipiche della CBT, come dialogo socratico, analisi delle evidenze e ristrutturazione cognitiva, spesso integrate da regolazione emotiva ed esposizioni graduali, si allena la mente a formulare valutazioni più realistiche e funzionali. Il processo richiede tempo e pratica, ma può produrre cambiamenti significativi nel modo di vivere le emozioni e gestire i comportamenti. Hai mai notato come un cambiamento di prospettiva possa influenzare il tuo stato d’animo?

Benefici e funzionamento della terapia cognitiva

La terapia cognitiva è un approccio strutturato e collaborativo che aiuta a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano il disagio emotivo. Attraverso un dialogo guidato con il terapeuta, impari a mettere alla prova convinzioni radicate e a sviluppare valutazioni più realistiche e funzionali, aumentando la consapevolezza dei legami tra pensieri, emozioni e comportamenti. Non si limita al “perché” del malessere: propone strumenti pratici per affrontarlo con maggiore efficacia. Le evidenze scientifiche mostrano una solida efficacia della CBT nel trattamento di disturbi d’ansia e depressione, tra altri quadri clinici descritti nel DSM-5-TR. L’obiettivo non è “cancellare” i pensieri negativi, ma gestirli in modo più utile, migliorando il funzionamento quotidiano e la qualità della vita. Ti è mai capitato di accorgerti che un pensiero ricorrente stava influenzando il tuo umore o il tuo modo di agire?

Cottonbro - Pexels

Quando rivolgersi a uno psicoterapeuta cognitivista

Intraprendere un percorso di psicoterapia cognitiva può aiutarti a riconoscere e modificare pensieri ricorrenti che alimentano il malessere. Se la quotidianità è appesantita da emozioni persistenti (ansia, tristezza, rabbia, senso di colpa, insicurezza) o da difficoltà come problemi relazionali, evitamento/blocchi comportamentali, ruminazione o insonnia, potresti trarre beneficio da un supporto psicologico. Agire in prevenzione è utile: non aspettare che il disagio diventi travolgente. La terapia offre strumenti pratici per migliorare il funzionamento e la qualità di vita. Ogni percorso è individuale e senza risultati garantiti, ma la psicoterapia può rappresentare un valido supporto per affrontare e gestire le difficoltà psicologiche.

Un invito a riflettere sul proprio benessere psicologico

La consapevolezza dei propri processi mentali è il primo passo per il benessere psicologico. Riconoscere i propri pensieri, emozioni e comportamenti è fondamentale per comprendere i meccanismi che regolano la nostra vita interiore. L'introspezione ci permette di osservare i nostri processi mentali, di identificarli e, se necessario, di modificarli. Il benessere psicologico non è solo l'assenza di disagio, ma la capacità di affrontare le sfide della vita con serenità e resilienza. Se senti che qualcosa ti impedisce di vivere pienamente, se ti riconosci in alcuni dei segnali descritti in questo articolo, considera l'opportunità di intraprendere un percorso di psicoterapia. Unobravo offre un servizio di psicologia online che mette al centro la tua unicità. Investire nel tuo benessere è un passo importante verso una maggiore consapevolezza e qualità della vita.

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