Cos’è la disforia di genere?
Sebbene serie televisive, opere letterarie, contenuti social, opere cinematografiche affrontino sempre più frequentemente le questioni connesse ai diversi concetti dell’identità sessuale, la confusione regna ancora sovrana in riferimento a questi temi.
Orientamento sessuale, identità di genere, sesso, genere, fluidità, disforia di genere sono concetti diversi. Il dibattito sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole mette in evidenza come serva un approccio scientifico rigoroso, ma empatico per diradare dubbi e per prevenire comportamenti violenti e discriminatori.
In questo contributo proveremo a fare chiarezza sulla disforia di genere fornendo definizione, approfondendo lo sviluppo in infanzia, adolescenza ed età adulta, descrivendo i trattamenti medici e l’importanza del supporto psicologico nell’accompagnare l’eventuale percorso di transizione.
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Sesso, genere, identità e orientamento: una prima distinzione.
Prima di approfondire il tema della disforia, bisogna fare chiarezza sui concetti di sesso e genere.
“Se con il termine “sesso” si vuole denotare l’appartenenza a una categoria biologica e genetica (maschio/femmina), il concetto di genere (e identità di genere) sposta il riferimento sul piano dell’esperienza psicologica, culturale e inevitabilmente politica delle categorie di maschile e femminile. Il genere è dunque una rappresentazione sociale che indica le credenze culturali e familiari sull’uomo e sulla donna” (Lingiardi & Nardelli, 2014, p.106).
Altrettanto diversi tra loro sono i termini:
- Identità di genere che “si riferisce al senso soggettivo di appartenenza alle categorie di uomo o donna (in altri termini la percezione di sè come uomo o donna)” (Lingiardi & Nardelli, 2014, p.107)
- Identità sessuale che “si riferisce all’esperienza soggettiva dell’orientamento sessuale, includendo una dimensione sia “personale”, che riguarda l’orientamento sessuale in cui la persona si riconosce e i relativi vissuti, sia “pubblica”, che ha a che fare con le modalità attraverso le quali la persona lo dichiara agli altri” (Lingiardi & Nardelli, 2014, p.107).
- Orientamento sessuale che “indica il genere e le caratteristiche sessuali oggetto di attrazione erotico-affettiva: eterosessuale se l’attrazione è rivolta verso l’altro sesso, omosessuale se l’attrazione è rivolta verso lo stesso sesso, bisessuale se l’attrazione è rivolta verso entrambi i sessi” (Lingiardi & Nardelli, 2014, p.110).
Disforia di genere: una panoramica storica
Il termine disforia di genere si riferisce al disagio affettivo e cognitivo in relazione al genere assegnato (alla nascita), alla sofferenza legata alla discrepanza tra genere esperito e quello assegnato.
A differenza dell’omosessualità, la disforia di genere rimane come etichetta diagnostica nel manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali. Nel corso delle diverse pubblicazioni del DSM il concetto è stato tuttavia sottoposto a importanti revisioni. In passato il transessualismo era infatti inserito, al pari di necrofilia (attrazione sessuale per i cadaveri), zoofilia (attrazione sessuale per gli animali), pedofilia (attrazione sessuale per i minori), nelle parafilie o perversioni sessuali.
Nel DSM IV si è poi passati al Disturbo dell’identità di genere. Nel DSM 5 (APA, 2014) la disforia di genere è stata invece categorizzata singolarmente segnando una netta discontinuità rispetto alla patologia psichiatrica.
Tuttavia il processo di depatologizzazione non è ancora completo poiché negli Stati Uniti il percorso di cura (medico endocrinologico, eventualmente chirurgico e psicologico) viene sovvenzionato dalle assicurazioni solo nel caso in cui vi sia una diagnosi. Per permettere il pagamento dei trattamenti (negli USA il servizio sanitario è privato e non garantisce cure gratuite eccezion fatta per interventi di prima emergenza) è necessario mantenere un’etichetta diagnostica che individui la condizione delle persone che non sentono il genere assegnato allineato con quello esperito.
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La disforia di genere nel DSM V: criteri diagnostici
Il DSM V-TR prevede specifici criteri diagnostici per l’identificazione della disforia di genere.
- Incongruenza tra genere esperito/espresso e genere assegnato: Si manifesta con una marcata discrepanza, che deve persistere per almeno sei mesi.
- Incongruenza tra genere esperito/espresso e caratteristiche sessuali: Riguarda il forte desiderio di eliminare o di possedere le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie del genere opposto.
- Desiderio di appartenenza al genere opposto: La persona manifesta un forte desiderio di appartenere all'altro genere.
- Desiderio di essere trattato come membro dell'altro genere: La persona desidera essere vista e trattata come appartenente all'altro genere.
- Convinzione di possedere sentimenti e reazioni tipiche dell'altro genere: La persona è fermamente convinta di avere le tipiche emozioni e risposte comportamentali dell'altro genere.
Specificamente, nei bambini:
- Preferenza per vestiti e abbigliamento del sesso opposto.
- Insistenza nell'affermare di essere dell'altro sesso.
- Desiderio di svegliarsi con le caratteristiche del sesso opposto.
- Preferenza per giochi e attività tipiche dell'altro sesso.
Mentre negli adolescenti e negli adulti:
- Possono presentare sintomi precoci o sviluppare i sintomi in età adulta.
- Possono aver sperimentato un senso di "diversità" fin dalla prima infanzia.
La disforia di genere presenta una notevole complessità che si riscontra anche a livello di fattori eziologici. Fattori biologici (cause neurobiologiche, aspetto ormonali connessi allo sviluppo fetale), fattori ambientali (famiglia di origine) e socioculturali (modelli sociali, stereotipi di genere) potrebbero risultare variamente intrecciati nel determinare la manifestazione della disforia di genere (Frigerio et al., 2021).
I trattamenti della disforia di genere
Visto che l’incongruenza tra genere assegnato e genere esperito causa sofferenza e impatta sulla vita sociale e lavorativa delle persone, può essere utile riflettere sull’intero iter di trattamento della disforia di genere che richiede una presa in carico multidisciplinare e complessa.
In alcuni casi il desiderio di identificarsi nel genere esperito riguarda bambini tra i 2-4 anni. In adolescenza con la costruzione dell’identità, la condizione disforica può presentarsi con estrema intensità. L’iter di trattamenti per le persone con disforia di genere inizia con una serie di visite mediche con specialisti psichiatri ed endocrinologi. Viene quindi valutata la possibilità di iniziare la cura con gli ormoni sessuali (testosterone per le persone femmine che si identificano nel genere maschile, estrogeni per le persone maschio che si identificano nel genere maschile). Le cure ormonali possono essere accompagnate da interventi chirurgici estetici (mastectomia o mastoplastica additiva, interventi per modificare i lineamenti del viso). I diversi passaggi sono graduali e progressivamente irreversibili. Al termine del percorso si può procedere con la riassegnazione chirurgica del sesso (fallo plastica o vagino plastica). La possibilità di procedere con l’operazione chirurgica può essere richiesta solo da persone maggiorenni e deve essere autorizzata da un giudice. Dal 2011 il cambio delle generalità sui documenti può essere richiesto prima dell’operazione chirurgica. Da un punto di vista legale il processo di transizione è disciplinato dalla legge 164 del 1982.
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L’importanza del sostegno psicologico
Il percorso di transizione è così complesso che le persone che decidono di affrontarlo possono beneficiare in diversi momenti di un supporto psicologico o psicoterapeutico. Rivolgersi a un professionista può essere utile per esplorare identità e ruolo di genere, ragionare sul possibili impatto dello stigma, fornire sostegno durante il processo di coming-out, affrontare i cambiamenti corporei, favorire la consapevolezza circa le sfide a livello familiare, sociale, lavorativo, economico, relazionale (Crapanzano et al., 2021).
Rete familiare e sociale: possibili risorse.
La possibilità di contare su di una rete familiare e sociale che sappia comprendere senza stigma il processo di acquisizione identitaria che affronta una persona con disforia di genere, rappresenta una risorsa preziosa. Anche da questo punto di vista gli interventi di psicoeducazione e supporto psicologico possono favorire spazi di riflessione, informazione e formazione utili a familiari e amici di persone con disforia di genere.
Non scelta, ma identità
Oggi si parla sempre più spesso della complessità legata alla disforia di genere. Spesso tuttavia prevalgono ragionamenti scarsamente empatici e comprensivi che vedono nella incongruenza tra genere assegnato e genere esperito una scelta, un capriccio, un desiderio. L’educazione affettiva, gli interventi di professionisti psicologi, sessuologi e medici, può aiutare a diffondere la conoscenza della disforia di genere come aspetto legato all’identità di genere della persona, promuovendo il benessere e prevenendo fenomeni transfobici di violenza e discriminazione.
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