Il colloquio psicologico nella crisi di senso data dalla malattia

Il colloquio psicologico nella crisi di senso data dalla malattia
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Raffaela Carrese
Redazione
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
2.5.2021
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Come afferma Susan Sontag:

“La malattia è la nostra seconda cittadinanza, quella che ci costringe a divenire cittadini di un paese che non vorremmo mai abitare”.

Scoprire di essere affetti da qualche forma di malattia rappresenta un momento emotivamente molto intenso. A seconda della patologia, sono molti gli stati emotivi che un individuo sperimenta e si trova a dover affrontare. Spesso, ricevere una diagnosi di malattia rappresenta un vero e proprio evento traumatico non solo per il soggetto interessato, ma anche per tutto il sistema familiare. La terapia psicologica può essere un valido strumento per gestire queste emozioni.

Dinnanzi a un avvenimento nefasto come la diagnosi di malattia, la persona:

  • può sentirsi sopraffatta da diverse emozioni;
  • può dover fare i conti con fantasie di morte;
  • può essere chiamata ad affrontare modificazioni piccole e grandi che riguardano il corpo, il modo di rappresentare se stessi, la gestione della propria quotidianità e le relazioni sociali.

Il ruolo della famiglia

La persona a cui è stata diagnosticata una patologia si trova a dover vivere una vera e propria crisi di senso difficile da affrontare e che spesso interessa anche i familiari e gli affetti più stretti. Soprattutto per le malattie terminali, può essere importante per i familiari prepararsi alla morte del proprio caro, anche con l'aiuto di programmi di death education.

Il dolore, la malattia o la morte non sono mai eventi che riguardano solo i singoli individui: nella famiglia si attivano dei meccanismi che modificano i ruoli e le relazioni e determinano quella specifica modalità con cui essa si occuperà dell’evento avverso.

Di fronte a situazioni analoghe si possono avere reazioni diverse, ad esempio:

  • si innescano comportamenti di eccessivo allarme oppure compare la tendenza a minimizzare;
  • si utilizza molto l’ironia o al contrario la disperazione diventa protagonista;
  • si cerca di reagire con determinazione o ci si deprime.

In ogni caso, qualunque sia il modo di fare, esso trova il suo significato nella storia della famiglia. Un altro aspetto da considerare quando si fa riferimento al ruolo che la malattia ha su un sistema familiare riguarda il momento del ciclo di vita in cui esso si trova: la scoperta di una patologia, soprattutto quando cronica e invalidante, può dare luogo a reazioni diverse se avviene in un periodo caratterizzato da forti proiezioni verso il futuro e attività, rispetto alla reazione che si può innescare nella stessa famiglia che vive una fase di vita diversa.

Uno spazio di ascolto: il colloquio psicologico

La possibilità di ricevere un supporto psicologico in presenza di una diagnosi di malattia è un’importante risorsa per il soggetto e la sua famiglia. Le funzioni del colloquio psicologico possono essere:

  • creare uno spazio dove poter condividere ed elaborare le emozioni che si stanno sperimentando come la rabbia, la paura, la tristezza e ridurre lo stress che si sta provando;
  • favorire l’elaborazione della diagnosi, infatti può capitare che il soggetto destinatario della comunicazione, soprattutto quando la diagnosi è grave, viva una fase di choc e non riesca a comprendere le informazioni che gli vengono fornite;
  • supportare la persona nelle varie fasi della malattia, dalla diagnosi ai trattamenti, favorendo l’adesione alle indicazioni sanitarie;
  • sviluppare e supportare le risorse dell’individuo, il suo senso di autoefficacia, le strategie di adattamento e in generale la sua capacità di gestire i problemi di salute;
  • supportare la comunicazione delle diagnosi ai familiari e favorire la comprensione della situazione, affinché la rete di relazione possa essere un aiuto per il paziente.
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Quando può essere utile

Molto spesso, quando si parla di supporto psicologico in relazione alle patologie, si tende ad associare questa possibilità ai casi di malattie terminali o oncologiche. In realtà scoprire di essere affetti da una malattia, rappresenta un’esperienza complessa anche quando la diagnosi non è necessariamente terminale. Nel caso della vulvodinia, ad esempio, molte donne si sentono “difettose” a causa della malattia, con importanti ripercussioni sull’immagine di se stesse e l’autostima.

Indipendentemente dalla tipologia di diagnosi, i meccanismi psicologici che possono nascere sono molteplici. La possibilità di poter avere uno spazio di ascolto per comprendere in che modo questa nuova realtà con cui si è chiamati a confrontarsi modifica e influenza la propria vita, significa avere un’arma in più per affrontarla.

Anche dei piccoli cambiamenti nella propria quotidianità rappresentano eventi molto intensi, che rischiano di innescare una profonda crisi per il soggetto e per tutta la famiglia. Può succedere, ad esempio, di:

  • dover assumere medicinali;
  • dover rivolgersi al medico con una certa frequenza;
  • sottoporsi a esami.

Un modo in più di avere cura di sé e della famiglia

La possibilità di un supporto psicologico diventa uno strumento per favorire una maggiore serenità per affrontare questa fase di vita in cui è presente una patologia, avendo degli effetti sulle capacità di utilizzare le risorse personali. Prendersi cura delle condizioni psicologiche e della sofferenza psichica del paziente e dei familiari, si conferma come una buona prassi per fornire un’assistenza adeguata ad una persona che si trova a fare i conti con una malattia.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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