Dottor Google, cosa mi sta succedendo?

Dottor Google, cosa mi sta succedendo?
Dottor Google, cosa mi sta succedendo?logo-unobravo
Chiara D'Antuono
Redazione
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il


L’ipocondria è una forma clinica dei disturbi d'ansia, caratterizzata dalla preoccupazione ingiustificata ed eccessiva nei confronti della propria salute, con la convinzione che qualsiasi sintomo sia il segno di una patologia severa. Quando la diagnosi di un medico non basta, ci si ritrova a cercare qualsiasi malattia o sintomo su internet: nasce così la cybercondria, che si riferisce alle preoccupazioni di un paziente, spesso infondate, derivanti da ricerche sul web.

Capita spesso, ad esempio, anche dopo una valutazione medica senza nessuna effettiva patologia diagnosticata, che la persona possa mantenere la paura di avere un tumore, o comunque un'altra patologia.

La cybercondria è una preoccupazione frequentemente riscontrata tra gli operatori sanitari. La ricerca autonoma di sintomi e malattie su internet può portare il paziente a manifestare un "attacco d'ansia" e a ostacolare la diagnosi del medico esagerando, riducendo o eliminando un insieme di sintomi a sostegno della propria auto-diagnosi.

Possibili cause dell’ipocondria e cybercondria

Una delle possibili cause della cybercondria e ipocondria potrebbe essere la mancanza di autostima. Si sceglie la malattia per nascondere un sentimento profondo di impotenza e di annientamento. Nascono così i disturbi d’ansia: un insieme di disturbi psichiatrici caratterizzati da forme di paura e di ansia ingiustificata o patologica, che si accompagnano spesso a manifestazioni psicosomatiche e causano notevole disagio all'individuo.

Le angosce ipocondriache sono, tra l’altro, abbastanza frequenti nell’adolescenza e nella menopausa, perché questi periodi si mettono profondamente in discussione sé stessi e la propria immagine.

Janeb13 - Pixabay

Effetti devastanti

Capita spesso che i pazienti arrivino dal medico con diagnosi già fatte, perché si rivolgono al “Dottor Google” che, però, può solo generare maggior confusione ed ansia. La ricerca incessante di informazioni legate al proprio stato di salute mentale e fisica, può produrre uno o più di questi effetti:

  • la delega psicologica all’esperto digitale: è una forma di perdita del controllo e del contatto diretto con il proprio corpo, con le proprie sensazioni e con le proprie percezioni. Come già avviene con la ricerca di rassicurazione con il medico in carne ed ossa, più delego la rassicurazione a qualcosa che proviene dall’esterno, più perdo il controllo delle mie percezioni;
  • l’effetto conferma: è una profezia che si autoverifica. Si tende ad attribuire delle etichette che poi è difficile eliminare e questo avviene sempre più spesso anche per i sintomi psichici. Per sua natura la ricerca sul web è guidata dalle ipotesi di chi ricerca informazioni. Ad esempio, sento una pesantezza al petto e inizio ad avere il timore di stare per avere un infarto, su Google digiterò “sintomi infarto”. Il Dottor Google restituirà una serie di risposte, tra cui, al primo posto, proprio il “senso di peso, di oppressione o di bruciore al petto”.
  • l’effetto immedesimazione: i sintomi fisici sono quasi sempre universali tra gli esseri umani. Quello che accade a chi cerca con angoscia di rassicurarsi su Google sarà proprio un effetto di immedesimazione, che gli farà accrescere le percezioni e le sensazioni sintomatiche, provocando così un circuito di auto condizionamento. Questo sarà amplificato ancora di più dalla condivisione del proprio timore sui social: più si condividerà più ci si convincerà, più si sentiranno storie e racconti di altre persone, più ci si suggestionerà e ci si terrorizzerà.
  • l’effetto gregge: più si condivide il proprio timore, più ci si convincerà che sia fondato. La condivisione dovrebbe rassicurare, ma scatta un meccanismo chiamato “effetto carrozzone” o “effetto bandwagon”: le persone credono in alcune cose solo perché la maggioranza della gente crede o fa quelle stesse cose. L’eccesso di informazioni trovate, non produce una maggiore chiarezza ma confusione: è quello che viene chiamato overload informativo.
Karolina Grabowska - Pexels

Affidarsi alle fonti corrette

Il web è un luogo dove ormai si trova tutto e il contrario di tutto e dove la differenza tra un’informazione vera e attendibile e un’informazione falsa e opinabile non è più facile da individuare.

Se si vogliono avere informazioni attendibili, è fondamentale capire l’autorevolezza delle fonti o fare riferimento a testi scientifici di altra natura. Ma più utile di tutti sarebbe riferirsi agli esperti del settore e affidarsi a loro. 


Potrebbero interessarti

No items found.
scopri tutti gli articoli
Impotenza appresa e learned helplessness: cos’è e come uscirne
Depressione

Impotenza appresa e learned helplessness: cos’è e come uscirne

Non sono capace, non so fare niente!
Crescita personale

Non sono capace, non so fare niente!

LGBTQ+ e disagio psicologico: il minority stress model
Relazioni

LGBTQ+ e disagio psicologico: il minority stress model

scopri tutti gli articoli