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La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Carmen Ricci
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
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La violenza di genere è un fenomeno molto diffuso in Italia e nel mondo e si manifesta in diverse forme, da quella psicologica a quella fisica, con livelli di gravità differenti. Dallo stalking al femminicidio, la violenza sulle donne spesso viene taciuta dalle stesse vittime, rendendo difficile individuarla e intervenire.

In questo articolo approfondiremo il tema della giornata mondiale contro la violenza sulle donne: quando è nata, perché è importante celebrarla e quali sono le possibilità di supporto per una donna vittima di violenza.

25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Per comprendere perché il 25 novembre sia stato scelto come giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è necessario fare un salto nel passato, fino al 25 novembre 1960.

Siamo nella Repubblica Dominicana. In quella data vengono trovati i corpi delle sorelle Mirabal in fondo a un precipizio. Sul corpo di Patria, Minerva e Maria Teresa sono ancora visibili i segni delle torture subite dopo essere state catturate dagli agenti segreti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, che ha governato per trent'anni la Repubblica Dominicana.

L'uccisione de Las Mariposas (“le farfalle”, nome in codice delle tre donne), assassinate perché coinvolte nella resistenza contro il regime mentre andavano a trovare i loro mariti in carcere, scatena una reazione popolare così forte da portare all'uccisione del dittatore Trujillo nel 1961 e alla fine della dittatura.

La lotta alla violenza di genere diventa celebrazione internazionale

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne” è la denominazione ufficiale di quella che più comunemente viene chiamata giornata internazionale contro la violenza sulle donne (oppure, erroneamente, giornata della violenza sulle donne). Ma perché si celebra questa giornata?

Questa ricorrenza è stata istituita il 17 dicembre 1999 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) con la risoluzione 54/134. Già nel 1993, durante la Seconda Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sui diritti umani, l’UNGA aveva ufficializzato il 25 novembre come data per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne e aveva definito il significato di questa espressione:

“ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata.” (art. 1 Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne)

Ma è davvero necessaria una giornata internazionale contro la violenza di genere?

violenza di genere
Cottonbro - Pexels

 La violenza di genere

Che cos’è la violenza di genere? Secondo la definizione del Ministero dell’Interno, comprende:

“tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.”

Queste forme di violenza rappresentano una manifestazione diretta della volontà di dominio e di subordinazione di un sesso, quello maschile, nei confronti dell’altro, percepito come diverso e pericoloso.

La violenza di genere non deriva da una patologia o da una devianza individuale, ma è legata alla quotidianità e alla normalità dei rapporti fra uomini e donne nella nostra società. Si tratta soprattutto di un problema culturale: le disuguaglianze di genere e i ruoli attribuiti dalla società vengono così rafforzati invece che messi in discussione.

Il contrasto alla violenza di genere

Chiarito cosa si intende per violenza di genere, è importante soffermarsi sulla legge che disciplina gli interventi di contrasto. Questa normativa si fonda sul principio sancito dalla Convenzione di Istanbul, che definisce la violenza di genere come una violazione dei diritti umani. La Convenzione di Istanbul, firmata da tutti gli Stati membri dell'UE e ratificata da 20 di essi, rappresenta un trattato legalmente vincolante che mira non solo a combattere la violenza contro le donne e le ragazze, ma anche a prevenirla, proteggere le vittime e porre fine all’impunità dei colpevoli ("Convenzione di Istanbul", 2018).

La normativa contro la violenza di genere ha tre obiettivi principali:

  • prevenzione del reato
  • protezione della vittima
  • punizione del colpevole.

In Italia, la legge che tutela le vittime di violenza di genere e violenza domestica è stata aggiornata con il provvedimento L.69/2019, che ha introdotto nuovi reati come:

  • il revenge porn (la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”)
  • la “costrizione o induzione al matrimonio”.

Inoltre, sono state inasprite le pene e, per i condannati, è stata prevista anche “la possibilità di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.”

Violenza di genere in Italia

Nonostante violenza di genere e femminicidio siano contrastati da leggi specifiche come la legge sul femminicidio (L. 15 ottobre 2013), in Italia il problema resta ancora estremamente grave e diffuso. I dati mostrano una realtà allarmante: circa il 90% delle donne ha subito violenze psicologiche, il 70% ha sperimentato violenze fisiche, il 50% ha affrontato violenze economiche e il 25% ha subito aggressioni o molestie sessuali ("Violenza domestica", 2007).

Le statistiche aggiornate al 2025 relative alle chiamate al numero antiviolenza 1522 mostrano una realtà allarmante: la violenza fisica rappresenta ancora la forma prevalente di maltrattamento (39,8%), seguita da quella psicologica (33,8%). A queste si aggiungono frequenti minacce (1.758 casi segnalati) e atti persecutori (816 casi).

I dati ISTAT del primo trimestre 2025 evidenziano come gli episodi abbiano spesso una durata prolungata: "Nel I trimestre 2025, oltre la metà delle vittime (53%) dichiara infatti di subirli da anni."Questa condizione ha un impatto rilevante sul benessere emotivo, portando il 59,5% delle vittime a manifestare stati di ansia e marcata soggezione.

Il report conferma inoltre che la violenza si consuma prevalentemente in ambito familiare e domestico: "Anche nel primo trimestre del 2025 la casa si conferma come principale scenario, indicata dal 68,7% delle vittime".Questo dato spiega la costante centralità delle figure del partner o ex partner come principali autori: i dati del 2025 confermano che il 49,7% delle vittime indica il partner attuale come autore e il 21,6% l’ex partner. A questi si aggiunge un 10,7% di casi in cui l'autore è un altro familiare.

Caratteristiche del ciclo della violenza

Generalmente gli episodi di violenza si verificano ciclicamente, senza motivo apparente, a intervalli sempre più brevi e si susseguono in un crescendo di gravità che può mettere in serio pericolo la vita stessa della donna.

Nel fenomeno della violenza nella coppia si possono distinguere tre fasi:

  • la costruzione della tensione
  • l’esplosione della violenza
  • il pentimento/perdono con un ritorno momentaneo della coppia all’affettività.

Per la donna diventa un susseguirsi di shock che aumentano la svalorizzazione di sé, la sfiducia che la situazione possa cambiare e soprattutto la sensazione che sia impossibile sottrarsi al potere dell’altro.

La violenza agita dal partner all’interno della famiglia tende a stabilire e a mantenere il controllo sulla donna e a volte sui figli, vittime della violenza assistita sui minori. Si tratta di vere e proprie strategie finalizzate a esercitare potere sull’altra persona, utilizzando modalità di comportamento atte a controllare, umiliare, infliggere paura e denigrare la donna.

La violenza psicologica

Agli occhi esterni può risultare difficile comprendere come una donna possa vivere, talvolta per anni, vittima di violenza di coppia, accanto a un uomo che la insulta, la denigra, la controlla, la picchia. Più che vittime della violenza maschile, a volte vengono considerate parte del problema, percepite come corresponsabili della propria condizione.

Le donne “non se ne vanno” a causa di una molteplicità di fattori (individuali, relazionali, sociali, culturali e istituzionali) che creano una rete complessa che le blocca nella relazione maltrattante.

Tra questi fattori, un’attenzione particolare va rivolta al potere della violenza psicologica: una forma di violenza che, in modo subdolo e silenzioso, si insinua all’interno della relazione.

Questa forma di violenza è responsabile della paralisi delle donne maltrattate e spesso è la causa della loro mancata ribellione. È la violenza psicologica, infatti, che crea quel terreno in cui la violenza fisica può attecchire, radicarsi e crescere in intensità e frequenza, fino a sfociare anche nel femminicidio.

Col tempo, viene minata l'autostima della donna. Questo provoca una ferita così profonda da rendere difficile reagire: la persona si sente senza identità, fragile e insicura. Un meccanismo che la rende controllabile e quindi più debole, incapace di reagire o di prendere decisioni. Qui entra in gioco la violenza psicologica.

Alla donna viene spesso impedita la libertà anche attraverso la manipolazione affettiva, che la porta a ritrovarsi sola senza rendersene conto. In questo modo, l’uomo maltrattante “fa terra bruciata intorno alla donna”, aumentando la sua fragilità e la dipendenza da lui.

L’emozione che prevale è la paura, che si insinua nella mente della donna e la porta a pensare di non avere alcuna speranza di sottrarsi al proprio carnefice.

scarpre rosse simbolo del 25 novembre
Castorly Stock - Pexels

I simboli della giornata contro la violenza sulle donne

La giornata contro la violenza sulle donne è rappresentata da simboli molto significativi, condivisi in tutto il mondo:

  • Orange Day, la giornata arancione: proclamata dall’ONU, si celebra il 25 di ogni mese indossando qualcosa di arancione in ricordo delle sorelle Mirabal
  • scarpe rosse: l’artista Elina Chauvet espone le sue Zapatos rojos per la prima volta nel 2009, come simbolo di tutte le vittime di femminicidio e per dire no alla violenza di genere. L’iniziativa è stata subito replicata nelle piazze di tutto il mondo e le scarpe rosse sono diventate simbolo della giornata contro la violenza sulle donne
  • panchina rossa: un altro simbolo del giorno contro la violenza sulle donne, che sottolinea l’assenza delle vittime di violenza e ne commemora il ricordo
  • anfora: simbolo di solidarietà (ha due manici) nato da un’iniziativa dell’Unione donne in Italia, la “Staffetta delle donne contro la violenza sulle donne”, che da Niscemi (luogo del femminicidio di Lorena, vittima dei propri compagni di scuola) arriva a Brescia, dove si commemora la morte di Hiina, assassinata per il suo desiderio di “vivere all’occidentale”.

Contrasto e prevenzione alla violenza di genere

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne non deve essere solo una commemorazione. È importante che ogni donna vittima di violenza possa contare sull’aiuto di Istituzioni, Forze dell’ordine, medici, psicologi e centri antiviolenza.

La prevenzione della violenza di genere è fondamentale. Tra le azioni di educazione all'affettività, sensibilizzazione e contrasto ci sono, ad esempio:

  • numerose campagne lanciate dal Dipartimento delle pari opportunità
  • attività istituzionali come l’applicazione Scudo, in dotazione alle Forze di Polizia e Carabinieri, utile a tracciare e monitorare gli interventi antiviolenza
  • l’App Youpol, nata per contrastare bullismo e spaccio, ed estesa anche alla violenza domestica.

La Direttiva Europea del 2024 contro la violenza

Il 24 aprile 2024, il Parlamento europeo ha compiuto un passo decisivo approvando la Direttiva sul contrasto alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Questo nuovo strumento legislativo mira a stabilire, per la prima volta, standard minimi comuni in tutta l'Unione Europea, armonizzando le legislazioni nazionali per combattere più efficacemente questo fenomeno. La direttiva agisce in modo complementare alla Convenzione di Istanbul (ratificata dalla stessa UE nel 2023) e si distingue per un approccio multidimensionale, che affronta sia la violenza fisica sia le crescenti forme di violenza online (cyber-violenza).

La direttiva interviene su più fronti, tra cui la prevenzione, il supporto alle vittime e la cooperazione tra gli Stati membri. Sul piano della criminalizzazione, introduce norme minime per reati specifici, ponendo un forte accento sulla violenza digitale: diventano reati a livello europeo la condivisione non consensuale di materiale intimo (incluso il "deepfake"), il cyberstalking, le molestie online e l'incitamento all'odio.

È tuttavia da notare che, durante il complesso iter politico, una delle norme più discusse, ossia quella che mirava a definire lo stupro a livello europeo basandosi sull'assenza di consenso, è stata stralciata dal testo finale a causa della mancata unanimità tra gli Stati membri; al suo posto è stato inserito il reato di matrimonio forzato.

Come supportare chi è vittima di violenza

Se conosci una persona che potrebbe essere vittima di violenza, il tuo supporto può fare la differenza. Spesso chi subisce abusi si sente isolato, incompreso o teme di non essere creduto. Ecco alcuni modi concreti per offrire aiuto:

  • Ascolta senza giudicare: Offri uno spazio sicuro in cui la persona possa parlare liberamente, senza pressioni o critiche. L'ascolto empatico è fondamentale per far sentire la vittima accolta e compresa.
  • Rispetta i suoi tempi e le sue scelte: Non forzare la persona a prendere decisioni immediate. Ogni percorso di uscita dalla violenza è personale e richiede tempo.
  • Fornisci informazioni utili: Puoi suggerire il numero antiviolenza e stalking 1522, attivo 24 ore su 24 e gratuito, oppure segnalare la possibilità di rivolgersi a centri antiviolenza presenti sul territorio.
  • Aiuta a pianificare la sicurezza: Se la persona è in pericolo, aiutarla a pensare a un piano di emergenza (ad esempio, avere una borsa pronta con documenti e oggetti essenziali) può essere un passo importante.
  • Non agire da solo/a: In situazioni di emergenza, chiama subito il 112 o il 1522. Non cercare di affrontare direttamente l'autore della violenza: la priorità è la sicurezza della vittima.

Ricorda che anche il supporto psicologico può essere prezioso, sia per la vittima sia per chi le sta accanto. Parlare con uno psicologo può aiutare a gestire le emozioni e a trovare strategie efficaci per affrontare la situazione.

Risorse e strumenti utili per la prevenzione e il supporto

Oggi esistono numerosi strumenti e risorse che possono aiutare a prevenire la violenza di genere e a sostenere chi ne è vittima. Alcuni di questi sono facilmente accessibili e possono fare la differenza nel momento del bisogno.

  • Numero antiviolenza e stalking 1522: È un servizio telefonico gratuito e attivo 24 ore su 24, che offre ascolto, supporto e orientamento alle vittime di violenza e stalking. È disponibile anche in più lingue e tramite chat sul sito ufficiale.
  • App YouPol: Un'applicazione della Polizia di Stato che permette di segnalare episodi di violenza domestica, stalking o bullismo in modo anonimo e sicuro, anche allegando foto e video.
  • Centri antiviolenza: Presenti su tutto il territorio nazionale, offrono accoglienza, consulenza psicologica, legale e sociale, oltre a percorsi di protezione e sostegno.
  • App Scudo: Utilizzata dalle Forze dell'Ordine per monitorare e intervenire tempestivamente nei casi di violenza domestica, garantendo maggiore sicurezza alle vittime.
  • Campagne di sensibilizzazione: Iniziative promosse da enti pubblici e privati per informare, prevenire e contrastare la violenza di genere, come "#NoiCiSiamo" e "#OrangeTheWorld".

Utilizzare questi strumenti può rappresentare un primo passo concreto verso una maggiore protezione e il recupero della propria sicurezza e dignità.

Letture e risorse di approfondimento

Per chi desidera comprendere meglio il fenomeno della violenza di genere o approfondire le strategie di prevenzione e supporto, esistono numerose risorse utili. Libri, guide e siti istituzionali possono offrire informazioni preziose e strumenti pratici.

  • Libri e manuali: Testi come "Ferite a morte" di Serena Dandini o "Questo non è amore" di Serena Marchi raccontano storie vere e offrono spunti di riflessione sulla realtà della violenza contro le donne.
  • Guide pratiche: Molti centri antiviolenza e associazioni pubblicano opuscoli e guide online che spiegano come riconoscere i segnali di una relazione violenta e quali passi compiere per chiedere aiuto.
  • Siti istituzionali: Il sito del Dipartimento per le Pari Opportunità e quello del numero 1522 offrono informazioni aggiornate su servizi, leggi e campagne di sensibilizzazione.

Approfondire questi temi può essere utile per riconoscere i segnali di pericolo, sostenere chi è in difficoltà e promuovere una cultura del rispetto e della non violenza.

Cosa fare se si è vittime di violenza

Prendere consapevolezza di essere vittime di violenza psicologica può essere complesso e agire può esserlo ancora di più. Rivolgersi a un professionista come un terapeuta Unobravo, con cui parlare in uno spazio online sicuro e riservato, può essere il primo passo.

Una volta presa coscienza di essere state vittime di abusi, molte donne non sanno o non riescono a chiedere aiuto. Tuttavia, la tempestività dell’intervento e della denuncia può essere determinante.

La donna vittima di violenza può trovare supporto al numero antiviolenza e stalking 1522, gratuito e attivo 24h su 24.

A questo punto si viene affidate a un centro antiviolenza nella propria città. La presa in carico prevede un accompagnamento psicologico, un supporto medico e giudiziario.

I costi giudiziari sono a libero patrocinio: non sostenuti dalla vittima, ma dallo Stato. Anche in caso di ricovero presso strutture sanitarie e di alloggio in case-famiglia, le donne abusate sono difese in modo totalmente gratuito.

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