Cosa porta una persona che sostiene di amare il partner a compiere azioni violente? La paura di perdere la persona amata e la difficoltà nel gestire un abbandono possono portare a un controllo eccessivo, a gelosia morbosa, possessività e a forme di violenza fisica o psicologica.
Non è semplice riconoscere un rapporto disfunzionale e l’ideale comune di "amore romantico" può mascherare comportamenti che sono segnali di violenza domestica (Power et al., 2006), rendendo ancora più difficile individuare dinamiche tossiche.
Tuttavia, quando si vive una relazione che trasmette benessere, la differenza si percepisce: in una coppia sana, i partner sanno gestire l’aggressività intrinseca, trasformandola in complicità, amore e intimità, sia sul piano emotivo che sessuale.
La relazione violenta
Come spiega Fabio Delicato, psicologo, criminologo e psicopatologo forense, una relazione sana non prevede mai la distruzione dell’oggetto amato, ma ne tutela l’integrità all’interno della coppia. In una relazione violenta, invece, il controllo diventa centrale, spesso alimentato dalla paura dell’abbandono e dalla perdita del partner.
Da qui possono nascere comportamenti come il controllo ossessivo tramite telefonate e messaggi insistenti, visite improvvise sul luogo di lavoro o di studio, la richiesta di evitare determinate persone e la pretesa di essere sempre informati su dove si trovi e con chi sia il partner.

Le fasi di una relazione violenta
Vediamo insieme il ciclo della violenza nella coppia, per imparare a riconoscerlo nelle nostre relazioni e poter aiutare anche una persona cara ad aprire gli occhi.
- Durante la prima fase, l’aggressore colpisce direttamente l’autostima della persona vittima, ridicolizzandola, sminuendola o generando un profondo senso di inefficacia.
- Nella seconda fase, la violenza di coppia si manifesta esplicitamente. Molte persone trovano il coraggio di chiedere aiuto proprio in questa fase, spesso rivolgendosi a operatori sanitari esperti negli ospedali.
- Vi è una terza fase, detta "luna di miele", dove la persona maltrattante si mostra affettuosa, protettivoa e amorevole, promettendo che non farà più del male: dentro di sé è convinto che, dopo questa “lezione”, la vittima non lo provocherà più. È proprio in questo momento che la vittima coinvolta può illudersi che “gli incidenti” non si ripeteranno e che l’amore riuscirà a cambiare il partner, perché lei o lui sarà diversa dagli altri e saprà capire, perdonare, giustificare i suoi sfoghi e le sue rabbie, guadagnandosi il suo amore.
Questo fenomeno si inserisce in un percorso complesso che molte donne coinvolte in relazioni violente attraversano: inizialmente tendono a minimizzare la violenza per preservare il legame romantico, poi sperimentano una fase di immobilizzazione e demoralizzazione, successivamente giungono a ridefinire la situazione come inaccettabile, fino ad arrivare, infine, a uscire dalla relazione per ricostruire la propria vita (Kearney, 2001). Tuttavia, i maltrattamenti tendono a ripresentarsi con maggiore frequenza e severità, mentre le fasi di riconciliazione diventano sempre più rare, lasciando gradualmente spazio solo alla violenza.

Perché può essere così difficile uscire da una relazione violenta?
Molte persone si chiedono perché chi vive una relazione violenta non riesca ad uscirne. In realtà, le dinamiche psicologiche che si instaurano sono complesse e spesso invisibili dall’esterno.
- Dipendenza emotiva: la relazione può creare una forte dipendenza affettiva, in cui la vittima sente di non poter vivere senza il partner, anche se la relazione è dolorosa.
- Senso di colpa: spesso la persona abusata si sente responsabile della violenza subita, come se fosse colpa sua provocare le reazioni del partner.
- Isolamento: il partner violento tende a isolare la vittima da amici e familiari, rendendo più difficile chiedere aiuto o vedere alternative.
- Speranza di cambiamento: la fase di "luna di miele" alimenta la speranza che il partner possa cambiare, portando a giustificare o minimizzare gli episodi di violenza.
Comprendere questi meccanismi è fondamentale per non giudicare chi si trova in queste situazioni e per offrire un supporto empatico e concreto.
Checklist: segnali di una relazione violenta
Riconoscere i segnali di una relazione violenta può essere difficile, soprattutto quando si manifesta no in modo sottile o graduale. Ecco alcuni segnali che possono aiutare a fare chiarezza:
- Controllo eccessivo: il partner vuole sapere sempre dove sei, con chi sei e cosa fai, limitando la tua libertà.
- Isolamento: ti scoraggia dal vedere amici e familiari, portandoti a sentirti sola o solo.
- Svalutazione e umiliazione: usa parole o gesti per farti sentire inadeguata/o, colpevole o senza valore.
- Minacce e intimidazioni: ti fa paura, anche solo con lo sguardo o con il tono di voce, oppure minaccia di farti del male o di farlo a sé stesso.
- Cicli di violenza e riconciliazione: dopo episodi di violenza, segue una fase di pentimento e promesse di cambiamento, che però non si realizzano.
E' fondamentale ricordare che non sei responsabile della violenza subita: chiedere aiuto è un atto di coraggio.
Strategie pratiche: come preparare un piano di emergenza
Se temi per la tua sicurezza o quella dei tuoi cari, è importante avere un piano di emergenza. Prepararsi in anticipo può fare la differenza nei momenti di crisi.
- Identifica una rete di supporto: scegli persone di fiducia a cui poter chiedere aiuto in caso di necessità e informa almeno una di loro della tua situazione.
- Prepara una borsa di emergenza: tieni pronta una borsa con documenti, soldi, chiavi, farmaci e oggetti essenziali, in un luogo facilmente accessibile.
- Memorizza numeri utili: salva sul telefono o impara a memoria i numeri di emergenza come il 1522 e il 112.
- Stabilisci un segnale di allarme: concorda con una persona di fiducia un segnale (ad esempio una parola o un messaggio) per comunicare che hai bisogno di aiuto senza destare sospetti.
- Pianifica una via di fuga: individua le uscite di casa e i luoghi sicuri dove poterti rifugiare in caso di pericolo.
Ricorda: chiedere aiuto non è mai un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e autodeterminazione.
Uscire da una relazione violenta: cosa può aiutare?
Appare evidente che le conseguenze psicopatologiche di una relazione di coppia violenta possono essere molteplici, così come i segni della violenza fisica, che talvolta si spinge fino all’omicidio come gesto estremo di possesso del partner.
L’unica via d’uscita da questo legame violento rimane una presa di coscienza precoce:
- fermarsi ad ascoltare sé stessi e le proprie esigenze, magari scoprendo che quei gesti e quelle manifestazioni non sono affatto “normali”, fino a prendere consapevolezza e ammettere che quell’amore è violento;
- chiedere aiuto, non tenersi tutto dentro ma raccontare quello che sta succedendo con il partner alle persone vicine, psicologi, medici soccorritori, forze dell’ordine;
La psicoterapia rappresenta un percorso fondamentale per riprendere in mano la propria vita, favorendo l’elaborazione dei vissuti traumatici, la riconquista dell’autostima, il benessere psicologico e, soprattutto, la capacità di curare e amare se stessi. In particolare, per le relazioni segnate da dinamiche di amore violento, viene suggerito un approccio terapeutico multifattoriale che integri idee e tecniche femministe e sistemiche, al fine di affrontare in modo più efficace la complessità di questi legami (Goldner et al., 1990).
Unobravo può aiutarti
Se senti che la tua relazione ti sta facendo soffrire o riconosci alcuni dei segnali descritti, ricorda che non sei sola o solo. Unobravo può aiutarti a trovare il supporto psicologico di cui hai bisogno: puoi iniziare il questionario online e trovare uno psicologo adatto a te, per fare il primo passo verso una vita più serena e sicura.
Numeri Utili
1522 - Numero Antiviolenza e Stalking
112 - Numero unico per le emergenze





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