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Teatro e psicologia: una risorsa per il benessere

Teatro e psicologia: una risorsa per il benessere
Enrico Reatini
Psicologo ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
12.12.2025
Teatro e psicologia: una risorsa per il benessere
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Nel dialogo sempre più vivo tra psicoterapia e arti performative, il teatro si sta affermando come uno spazio privilegiato per esplorare emozioni, relazioni e processi di cambiamento. Il teatro non è solo un semplice passatempo creativo, bensì uno strumento attraverso il quale è possibile scoprirsi e ritrovarsi, in questo articolo capiremo insieme come.

Il teatro e le sue potenzialità

La meta-analisi di Lewandowska e Węziak-Białowolska mostra che la partecipazione attiva a laboratori teatrali può favorire lo sviluppo dell’empatia e contribuire in modo significativo al miglioramento di diverse competenze sociali, come la comunicazione, le interazioni con gli altri e la tolleranza. Questi risultati sembrano confermare ciò che molti professionisti osservano nella pratica clinica e formativa: il teatro, con il suo intreccio di corpo, voce, immaginazione e relazione, può fungere da terreno esperienziale, per esporsi e facilitare la consapevolezza di sé e dell’altro.

Ovviamente, al contrario non va considerato una panacea, ad esempio i dati sono meno conclusivi per aspetti come l’autostima e l’immagine di sé, su cui il teatro non mostra alcun impatto robusto nelle analisi disponibili (Lewandowska & Węziak-Białowolska, 2020). 

Ciò, tuttavia è un elemento importante da considerare, perché invita sia i clinici sia i formatori a utilizzare questi strumenti con discernimento, integrandoli in percorsi più ampi e non affidandosi a facili entusiasmi.

Monica - Pexels

Teatro e Ansia sociale: cosa intendiamo per ansia sociale?

Per comprendere perché il teatro possa essere utile in presenza di ansia sociale, è necessario chiarire di cosa parliamo quando usiamo questo termine. L’ansia sociale non coincide con la semplice timidezza. Questa condizione è una forma intensa e persistente di paura del giudizio altrui, che può rendere estremamente difficili situazioni quotidiane come parlare in gruppo, sostenere uno sguardo o intervenire in classe o sul lavoro. Come evidenzia Lampe (2009), alla base del disturbo c’è spesso una combinazione di fattori temperamentali e di personalità con una componente ereditaria rilevante e di esperienze ambientali individuali, come aver subito episodi di svalutazione, umiliazione o esclusione.

Caratteristiche dell'ansia sociale

Chi soffre di ansia sociale tende a leggere le interazioni attraverso una lente minacciosa: ogni dettaglio può trasformarsi in un possibile giudizio negativo, alimentando autocritica, anticipazione ansiosa e un forte evitamento delle situazioni temute. Stein e Stein (2008) ricordano inoltre che il disturbo è molto diffuso, insorge spesso in età precoce e, se non trattato, può diventare cronico, aumentando il rischio di depressione, isolamento e uso di sostanze. La ricerca neuroscientifica conferma questa sensibilità amplificata in quanto l’amigdala e l’insula cioè le aree coinvolte nella risposta alla minaccia, risultano particolarmente reattive nei pazienti con ansia sociale.

In altre parole, l’ansia sociale è il risultato di un intreccio complesso tra predisposizione biologica, interpretazioni distorte delle situazioni sociali e strategie di evitamento che, sebbene protettive nell’immediato, finiscono per mantenere e aggravare il problema nel lungo periodo. Comprendere questa dinamica è essenziale per cogliere perché contesti esperienziali guidati, come il teatro, possano offrire un terreno sicuro per esplorare emozioni e relazioni in modo graduale e trasformativo.

Teatro e Ansia sociale: un aiuto dalle neuroscienze

Un contributo utile per comprendere il legame tra psicoterapia, teatro e ansia sociale arriva dall’incontro sempre più stretto tra arti performative e scienze cognitive. La letteratura più recente sottolinea come la pratica teatrale, tanto per chi la agisce quanto per chi la osserva, attivi processi neuropsicologici centrali per l’empatia, la regolazione emotiva e la comprensione intersoggettiva.

Selvakumar (2023), in una rassegna dedicata agli intrecci tra teatro e neuroscienze cognitive, evidenzia il ruolo dei sistemi di neuroni specchio nel favorire ciò che definisce emotional contagion, ovvero quel processo attraverso il quale l’osservare un’emozione induce nel nostro cervello un’attivazione simile a quella dell’esperienza diretta. Questo meccanismo, già noto in ambito neuroscientifico, diventa nel teatro un vero e proprio motore di coinvolgimento: osservare un attore che soffre, ride o si commuove attiva nel pubblico e negli altri attori reti neurali correlate all’empatia, alla previsione delle intenzioni e alla presa di prospettiva.

Il dialogo tra psicologia, neuroscienze e arti performative non è solo promettente, ma teoricamente fondato. Infatti, comprendere cosa accade nel cervello di chi recita e di chi osserva permette di spiegare con maggiore precisione molti degli effetti evidenziati dalla letteratura e, allo stesso tempo, apre la strada a un uso più consapevole e mirato del teatro nei contesti clinici e psicoeducativi.

Teatro e sviluppo di competenze sociali

Le evidenze raccolte dalla meta-analisi di Lewandowska e Węziak-Białowolska mostrano con chiarezza che il teatro è un vero e proprio acceleratore di competenze sociali. Quando le persone partecipano a un laboratorio teatrale improvvisando, costruendo scene insieme, interpretando ruoli anche molto lontani da sé vengono naturalmente stimolate a mettersi nei panni degli altri. È così che l’empatia cresce, non in modo teorico, ma attraverso l’esperienza concreta di sentire e comprendere emozioni e punti di vista diversi dai propri.

Allo stesso tempo, il teatro migliora la qualità delle relazioni perché crea un ambiente in cui la collaborazione non è opzionale poiché ognuno dipende dagli altri. Questo favorisce interazioni più spontanee, maggiore fiducia reciproca e una migliore capacità di adattarsi ai diversi stili relazionali.

Il lavoro sulle scene, inoltre, spinge a superare stereotipi e a familiarizzare con prospettive a volte lontane dal proprio vissuto. Per questo il teatro rafforza anche la tolleranza e l’apertura mentale, pur con un effetto più contenuto rispetto ad altre dimensioni. In sintesi, ciò che emerge dal quadro generale è che il teatro offre un contesto unico, un luogo sicuro in cui sperimentare modi nuovi di stare in relazione, esplorare ruoli diversi e allenare abilità sociali che poi si trasferiscono nella vita quotidiana.

Ankush - Pexels

Teatro e gestione del respiro

Recitare prevede molto spesso esercizi di respirazione diaframmatica per favorire presenza scenica, gestione della voce e regolazione delle emozioni. Questo elemento, apparentemente tecnico, può però avere un impatto significativo poiché rappresenta una tecnica che rallenta il ritmo respiratorio e aumenta la profondità del respiro, attivando in modo naturale il sistema nervoso parasimpatico, cioè il circuito corporeo deputato al rilassamento. Questo tipo di respirazione contrasta l’iperattività del sistema simpatico responsabile dei sintomi tipici dell’ansia come tachicardia, tensione muscolare e iperventilazione ristabilendo una condizione di maggiore equilibrio fisiologico.Attraverso l’aumento del volume respiratorio e la conseguente iperpolarizzazione delle membrane cellulari, la respirazione diaframmatica riduce l’attivazione dei circuiti dello stress e attenua l’attività dell’amigdala, favorendo così una risposta emotiva più regolata.

Nel teatro, l’apprendimento di questa modalità respiratoria è un allenamento che unisce corpo e mente e che, come mostrano le evidenze fisiologiche presentate da Goutama e Widjanantie (2023), può contribuire a ridurre sia lo stress psicofisiologico, offrendo “involontariamente” uno strumento concreto e immediato per affrontare l’ansia sociale dentro e fuori dal contesto teatrale.

Teatro come terapia?

Il teatro, quando utilizzato con consapevolezza e competenza, può rappresentare un valido alleato nella comprensione e nella gestione dell’ansia sociale. 

Ovviamente non è una soluzione miracolosa né un trattamento sostitutivo, ma un contesto esperienziale ricco, capace di integrare corpo, mente e relazione in modo unico. 

Le neuroscienze, la psicologia clinica e le meta-analisi sugli interventi teatrali convergono su un punto: il teatro crea le condizioni per esplorare emozioni, comportamenti e interazioni sociali in un ambiente sicuro, strutturato e trasformativo

Miti da sfatare

È proprio questa combinazione di esposizione graduale, gioco dei ruoli, regolazione corporea e allenamento comunicativo a generare cambiamenti che possono avere un impatto concreto nella vita quotidiana di persone con ansia sociale.

Per chiarezza, possiamo riassumere alcune evidenze consolidate e alcuni miti da sfatare:

  • Il teatro favorisce lo sviluppo dell’empatia e di altre competenze sociali come comunicazione, collaborazione e tolleranza.
  • Le tecniche di respirazione diaframmatica integrate nella pratica teatrale aiutano a ridurre l’attivazione fisiologica dell’ansia.
  • L’osservazione e l’interpretazione di emozioni altrui attivano processi neuropsicologici legati all’empatia e alla regolazione emotiva.
  • Il teatro offre una forma di esposizione sociale graduale e protetta, utile per chi teme il giudizio
  • Il teatro non è solo per persone estroverse. In realtà, molti percorsi sono pensati proprio per chi fatica a esporsi.
  • Non basta fare teatro per superare l’ansia sociale. Il teatro può aiutare, ma funziona meglio se integrato in un percorso terapeutico più ampio.
  • Numerosi studi dimostrano effetti del teatro misurabili sul piano psicologico, sociale e fisiologico.
  • Il teatro non aumenta automaticamente l’autostima.

Unobravo può aiutarti

Il teatro come strumento non va idealizzato né sottovalutato ma è uno strumento da utilizzare con rigore, accompagnamento professionale e consapevolezza dei limiti. Integrato all’interno di percorsi di sostegno psicologico o psicoterapia, può diventare un ponte tra esperienza corporea, comprensione emotiva e crescita personale, offrendo nuove possibilità a chi vive la fatica delle situazioni sociali e, allo stesso tempo, desidera riscoprire modi più liberi e autentici di stare in relazione con gli altri.

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