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Sessualità
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La bisessualità: cosa vuol dire essere bisessuale?

La bisessualità: cosa vuol dire essere bisessuale?
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Carmine Raia
Redazione
Psicologo ad orientamento Gestaltico
Unobravo
Pubblicato il
30.6.2022


Nonostante da tempo sia stato dimostrato che non esistono solo due orientamenti sessuali, come non esistono solo due sessi o due generi verso cui provare attrazione, la bisessualità è per molti ancora sconosciuta, tanto che in alcuni casi ne viene messa in discussione perfino l’esistenza. 

“Esiste la bisessualità?” è ciò che si chiedono quanti nutrono ancora pregiudizi verso l’essere bisessuale. Ma la bisessualità non è una fase o una moda, non rappresenta un disturbo della sessualità o una parafilia, non va ritenuta e trattata come una patologia, ma è un orientamento sessuale come gli altri.

Bisessualità: definizione e significato

Per comprendere cosa significa bisex o bisessuale, è bene partire facendo una distinzione tra bisessualità ed ermafroditismo, una condizione per la quale nello stesso individuo sono presenti allo stesso tempo caratteristiche sia anatomiche che sessuali dell’uomo e della donna. Non a caso, il termine bi-sessuale fu usato con un significato improprio negli studi di carattere botanico e animale, per riferirsi alla presenza di caratteristiche sessuali multiple in alcuni esseri viventi. 

Ma vediamo più da vicino cosa significa bisessualità con una definizione. Si definisce bisessualità in psicologia l’orientamento sessuale di una persona che trae piacere nell’avere rapporti sessuali e/o affettivi con persone sia dello stesso che dell’altro sesso. Non si tratta di un’attrazione di natura solo fisica, ma anche emotiva e sentimentale. 

In termini temporali possiamo distinguere tra bisessualità:

  • sincrona, quando una persona prova nello stesso momento della sua vita attrazione per persone di sesso opposto o uguale al proprio;
  • asincrona, quando si hanno rapporti omosessuali in un certo periodo della propria vita ed eterosessuali in un altro.

Bisessualità: come riconoscerla

Come riconoscere la bisessualità? E come capire se si è bisessuali? A volte la difficoltà a capire cosa vuol dire bisex deriva proprio dal fatto che questo orientamento sessuale potrebbe essere di difficile riconoscimento. Le persone bisessuali infatti non sono tutte uguali, e per questo motivo il termine è spesso declinato al plurale “le bisessualità” per indicare:

  • persone attratte “sia dagli uomini che dalle donne”
  • persone che sono attratte soprattutto da un genere, ma riconoscono che questo non è il solo ed esclusivo
  • persone che sperimentano la loro identità sessuale come fluida e cangiante nel tempo
  • persone che vedono la loro attrazione come “indipendente dal genere”, cioè provano attrazione indipendentemente da caratteristiche fisiche e sessuali
  • persone che mettono in discussione l’idea che ci siano solo due generi e che si possa essere attratti solo da uno escludendo l’altro.

Per riconoscere la bisessualità dobbiamo quindi tenere presente tutte le sfaccettature che essa può assumere.

cosa vuol dire bisex
Anete Lusina - Pexels

Differenza tra bisessuale e pansessuale

Abbiamo visto come l’orientamento sessuale di chi prova attrazione per persone di entrambi i sessi può essere definito bisessuale. Il significato del termine va ulteriormente chiarito analizzando la differenza tra bisessualità e pansessualità.

La pansessualità è un orientamento sessuale "svincolato dal genere". Essere pansessuale significa provare attrazione sessuale e/o sentimentale in base a caratteristiche più globali della persona, come la personalità. I due orientamenti sessuali hanno in comune il fatto che sia le persone bisessuali che pansessuali possono essere attratti da persone di entrambi i sessi e i generi.

La bisessualità nella storia

Grandi controversie sull’argomento bisessualità sono state e sono innumerevoli non solo nel mondo occidentale, ma anche nelle comunità scientifiche e antropologiche mondiali. 

La bisessualità è nota fin dai tempi più antichi e, storicamente, la valutazione della società nei riguardi di questo fenomeno ha attraversato fasi alterne: basti pensare alla letteratura antica, nella quale è possibile riscontrare quanto fosse comune presso la civiltà greca, e tollerata dalla civiltà romana. 

Negli anni ‘50 il biologo e sessuologo americano Alfred Kinsey pubblica i risultati di uno studio sulla sessualità umana che ha coinvolto ben 5300 uomini e 5940 donne in due volumi noti come i Rapporti Kinsey. Kinsey mostrò la fluidità dell’orientamento sessuale umano, che non può essere descritto in termini di categorie fisse quali omosessualità ed eterosessualità.

Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È alla base della tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso”.
Alfred Charles Kinsey

Solo negli anni Sessanta il termine bisessualità è stato usato per riferirsi a un orientamento sessuale indipendente e con specifiche caratteristiche. È stato nel 1998, invece, che Michael Page ha realizzato la bandiera bisessuale, i cui colori (rosa, blu e viola) simboleggiano la sovrapposizione di omosessualità ed eterosessualità.

bisessualità psicologia
Brett Sayles - Pexels

Pregiudizi e bi-fobia

Il termine bi-fobia si riferisce a un insieme di pregiudizi e stereotipi sulla bisessualità, che possono tradursi in forme di discriminazione e violenza, proprio come accade nel caso della transfobia

Spesso infatti gli stereotipi di genere alimentano idee errate in chi si domanda da cosa dipende la bisessualità, ritenendo che questo sia un orientamento sessuale “anomalo”. 

Molti degli stereotipi sull’essere bisex derivano da falsi miti sulla bisessualità, quali:

  • Ritenere che essere bisex significhi avere bisogno di “chiarirsi le idee”.
  • Presumere che le persone siano o etero o lesbiche/gay, ignorando altri orientamenti come l’asessualità e la bisessualità.
  • Desumere la sessualità delle persone dalla loro attuale relazione (etero se sono con qualcuno di “diverso genere” e omosessuale se sono con qualcuno del “medesimo genere”).
  • Presumere che l’attrazione verso più di un genere sia segno di “immaturità”, una tappa sulla strada verso un’identità etero oppure lesbica/gay.
  • Ritenere che le persone bisessuali non si assumano la responsabilità di “scegliere” e che traggano vantaggi dalla loro invisibilità.
  • Vedere le persone bisessuali come promiscue o incapaci di essere monogame.
  • Considerare le persone bisessuali solo nei termini delle loro pratiche sessuali, per esempio come oggetti per realizzare delle fantasie erotiche (poliamore).

Gli stereotipi e i falsi miti che abbiamo appena visto, insieme alla discriminazione e ai comportamenti violenti, portano chi fa parte della comunità lgbt a sperimentare una forma specifica di stress definita minority stress.

Bisessualità: la sessualità “invisibile” 

Uno dei problemi principali che le persone bisessuali affrontano è quella definita come “invisibilità” bisessuale. La bisessualità, infatti, è stata riconosciuta come una sessualità “esclusa” da diversi domini tra cui: i media per il grande pubblico, le comunità lesbiche e gay, la ricerca sessuologica, la politica e la legislazione. 

Ma qual è la percentuale di persone bisessuali? Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Sexual Medicine la bisessualità in percentuale viene riconosciuta come orientamento sessuale dal 2,5% dei partecipanti con identità di genere maschile e dal 5,7% con identità femminile.

In generale, le bisessualità hanno dei bisogni e delle necessità specifici che spesso non vengono considerati o che vengono resi invisibili. Ne sono un esempio le discriminazioni subite in spazi gay e lesbici, il fatto che l’essere bisessuale venga considerata da alcuni una caratteristica inadatta all’affido genitoriale o di come le persone migranti bisessuali si vedano più spesso negate le loro domande di protezione internazionale.

Queste conseguenze della bifobia sono discusse pubblicamente da molto tempo e restano, ancora oggi, inascoltate dalla classe politica e da molte realtà associative Lgbtqia+.

Il coming out bisessuale

Come per le persone lesbiche e gay, è probabile che problemi del fare coming out e dell’autorivelazione siano presenti anche per i bisessuali: le persone giungono a diverse decisioni su coloro a cui parlare della propria sessualità, quando e come farlo. 

Per le persone bisessuali, questo processo sarà chiaramente influenzato dalla già citata invisibilità bisessuale, dalle descrizioni stereotipiche dei media e dalla bi-fobia, che possono rendere più difficile accettare se stessi e ostacolare il coming out.

Il supporto psicologico 

L’accettazione e la dichiarazione della propria bisessualità rappresentano un momento psicologicamente molto delicato, spesso accompagnato da ansia, insicurezza, vulnerabilità alla discriminazione, all’esclusione e alla violenza, specialmente in alcuni contesti culturali, geografici e comunitari. 

Con il supporto di un professionista, come uno degli psicologi online Unobravo, è possibile ritagliarsi uno spazio in cui conoscere e ri-conoscere il proprio orientamento sessuale senza l’esigenza di catalogarlo esclusivamente in una categoria etero o omosessuale, e in cui imparare a gestire lo stress che può accompagnarsi sia all’essere visibile (il che significa esporsi al rischio di discriminazione) sia del rimanere velato (pensiamo ai segreti e al timore della rivelazione).

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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