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Megalofobia: la paura delle cose grandi

Megalofobia: la paura delle cose grandi
Pubblicato il
4.7.2022

Se sentiamo una paura irrazionale e smisurata di qualcosa (anche se essa non rappresenta un vero pericolo, come nella paura degli spazi aperti) ed evitiamo a tutti i costi di entrarvi in contatto, si tratta di una fobia. La fobia si manifesta con ansia intensa direzionata verso uno specifico oggetto o situazione, definiti stimolo fobico. Quando la fobia è scatenata da una specifica categoria, si parla di fobia specifica. Sul Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali troviamo un elenco di fobie specifiche, che sono classificate per tipologia:

Queste fobie vanno distinte dalla tripofobia, che non è una vera e propria fobia quanto piuttosto una reazione di disgusto e nausea rispetto a immagini ritraenti buchi. Qualsiasi cosa potrebbe provocare una fobia ma, per essere tale, essa deve avere precise caratteristiche. 

Nel nostro articolo approfondiremo la megalofobia, che ha il significato di “paura degli oggetti grandi”.

Megalofobia: i sintomi

Il concetto di grandezza è relativo, ma di certo ciascuno di noi riconosce come “grandi” oggetti come grattacieli, navi o montagne. Chi ha la fobia delle cose grandi, in loro presenza prova svariati sintomi che caratterizzano l’espressione di disagio causata da una fobia:

Alcuni esempi di megalofobia

Alcune fobie derivanti dalla megalofobia sono:

  • la paura di alberi grandi
  • la paura di montagne molto grandi
  • la paura di edifici e case grandi, e in generale di costruzioni di grandi dimensioni come grandi palazzi e grattacieli
  • la paura dei grandi monumenti (obelischi, fontane, ecc.)
  • la paura delle statue grandi
  • la paura dei macchinari grandi
  • la paura dei grandi aerei, da cui può derivare la paura di volare
  • la paura delle grandi navi.

Tutto ciò che ha grandi dimensioni, dunque, può scatenare un’intensa reazione fisica e psicologica che sfocia nella fobia. 

Megalofobia: le cause 

La paura delle cose grandi, così come accade per altre fobie, può essere legata a un insieme di fattori come:

  • traumi pregressi vissuti dalla persona
  • comportamenti in risposta o che abbiamo imparato da quelli di genitori e caregiver
  • una vulnerabilità temperamentale a sperimentare i disturbi d’ansia con più intensità.

Non sempre le fobie vengono diagnosticate. Capita però spesso che la persona che ne soffre metta in atto un comportamento evitante che, se a primo acchito sembra dare sollievo, in realtà non fa che innescare un meccanismo nocivo che arriva a minare anche la propria autostima.

Evitare l’oggetto della nostra fobia infatti, non solo contribuisce a convincerci che possiamo vivere un pericolo reale, ma che non siamo  all’altezza di affrontarlo. 

megalofobia navi
Иван Кузнецов - Pexels

Megalofobia: la cura

La megalofobia può essere curata? Per certe fobie non è sempre necessaria una cura. Quando però le fobie compromettono il normale svolgersi della propria vita e quotidianità, può essere necessario intervenire. Uno dei metodi consigliati per trattare la megalofobia è la psicoterapia.

Se, ad esempio, la megalofobia ci impedisce di fare una vacanza in crociera, o di salire in un grattacielo per visitarlo come può capitare durante alcuni viaggi, è consigliato rivolgersi a un esperto che possa, passo dopo passo, aiutarci a affrontare la fobia di cui soffriamo. 

La terapia cognitivo-comportamentale

Tra le terapie psicologiche utilizzate, una delle più frequenti messe in campo per il trattamento della megalofobia e delle fobie in generale è la psicoterapia cognitivo-comportamentale. In questo genere di approccio viene utilizzata, ad esempio, la tecnica dell’esposizione. La persona viene esposta gradualmente alla situazione o oggetto che genera paura, con l’obiettivo di ridurre via via l’ansia da esso evocata. 

La tecnica dell’esposizione si adatta a differenti tipi e gradi di fobia e può essere condotta sia dal vivo che “in vitro”. Ad esempio, se si tratta di megalofobia, non è detto che in sede di terapia il paziente possa trovarsi di fronte a grandi oggetti. Così, viene messa in atto l’esposizione immaginativa, in cui il paziente immagina appunto di essere in presenza dell’oggetto fobico e lo descrive in modo più preciso possibile. A seconda dei casi poi, l’esposizione potrà essere graduata (la persona si espone a situazioni che evocano livelli d’ansia crescente) oppure non graduata; in quest’ultimo caso prende il nome di flooding.

Tra le tecniche più utilizzate in psicoterapia per il trattamento di una fobia troviamo poi:

Come abbiamo accennato, la fobia deriva dall’associazione di un oggetto o di una situazione a emozioni quali l’ansia e la paura. Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutare a comprendere meglio questo meccanismo e accompagnare chi ne soffre verso una maggiore consapevolezza, per gestire e superare il problema.

Uno psicologo online Unobravo può guidarti in questo percorso: per iniziare basterà compilare il questionario e svolgere il primo colloquio conoscitivo gratuito, per scegliere poi se iniziare o meno la terapia.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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