Esistono dei punti in comune tra l’ortoressia e i disturbi del comportamento alimentare (DCA) e tra l’ortoressia e i disturbi ossessivo-compulsivi (DOC). L’ortoressia infatti potrebbe essere definita anche come:
“un comportamento disfunzionale basato sia su un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità sia su disturbi del comportamento alimentare, considerandolo come un insieme di “atteggiamenti altamente sensibili nel comportamento alimentare”.
Condividendo molte caratteristiche dei DCA ed anche dei DOC, l’ortoressia nervosa rappresenta un incrocio tra queste condizioni patologiche.
I soggetti ortoressici, come nell’anoressia e nella bulimia, attribuiscono al cibo un valore elevato per il mantenimento dell’autostima e del benessere psicofisico, mentre a differenza delle persone con DCA:
L’ortoressia può anche configurarsi come disturbo ossessivo e desiderio di controllo ancorato al cibo e alla purezza degli alimenti.
La persona ortoressica ricade in una sorta di circolo vizioso nel quale cerca di ristabilire il proprio ordine e la propria autostima attuando regole eccessivamente rigide.
Queste regole, se trasgredite, creano un senso di colpa molto forte che porta a:
I rapporti interpersonali e di coppia vengono spesso incrinati se la persona è convinta che non sono più adatti o convenienti. Questa condizione porta l’ortoressico a:
Si tende, in questo modo, ad isolarsi e a fidarsi tendenzialmente solo delle proprie forze e delle proprie regole. L’ortoressia quindi pur manifestandosi con evidenza nelle abitudini alimentari, riguarda in realtà l’insieme della sfera personale.
Bisogna cogliere con molta attenzione la differenza tra uno stile di vita sano e l’ossessione patologica per un’alimentazione pura, caratterizzata dal pensiero ossessivo e dal comportamento compulsivo. Sarebbe auspicabile differenziare l’ortoressia anche da altri disturbi del comportamento alimentare per quanto riguarda la presenza o meno di pensieri legati al peso, oltre a non confonderla con una teoria alimentare in voga.
Le mode alimentari cambiano continuamente nel corso degli anni. L’interesse per il cibo sano resta comunque un prerequisito necessario per lo sviluppo dell’ortoressia, a partire dal quale si concepisce una vera e propria ideologia, non soltanto alimentare, che finisce per esercitare un potere estremo e guidare completamente il comportamento.
Lo spostamento del valore della vita al cibo, a cui è attribuito un ruolo eccessivo nell’organizzazione dell’esistenza, rende l’ortoressia un vero e proprio disturbo, anche se non ancora riconosciuto ufficialmente nei manuali diagnostici.
L’interesse per il cibo sano certamente non è patologico, ma lo diventa quando trascende in:
Occorre inoltre tenere presente che l’adozione di regimi dietetici assoluti o privi di fondamento scientifico non indica necessariamente lo sviluppo del disturbo, mentre è maggiormente indicativo il passare facilmente da una “teoria dietetica” all’altra, anche se caratterizzata da princìpi contrastanti rispetto al regime adottato in precedenza.
L’ortoressia pone le sue radici anche in un quadro sociologico, in cui tale disturbo rappresenta una risposta soggettiva e sociale ad una cornice alimentare caratterizzata dall’incertezza.
Esiste un intreccio tra dimensioni di influenza socioculturale e psicologiche: pare che questo fenomeno sia presente quasi esclusivamente nella società occidentale e le influenze sui comportamenti tipici del disturbo vengano veicolate per lo più su internet e sui social media.
L’eccessiva attenzione per la qualità degli alimenti nelle società occidentali, quella statunitense in particolare, si è sviluppata in reazione alla diffusione di “cibo spazzatura”, contaminato e dannoso per la salute. In tal senso, può nascere una paura per il cibo, enfatizzata dal bombardamento mediatico sulla bontà di alcuni alimenti “nuovi” ed estranei alla tradizione culinaria occidentale come papaya, zenzero, bacche di goji, e sulla nocività di altri che ci hanno invece accompagnato nella crescita come per esempio lo zucchero.
È necessario sottolineare che, ad oggi, il disturbo non è ancora riconosciuto né menzionato come una diagnosi ufficiale nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Ci sono, tuttavia, diversi criteri per identificare il disturbo ortoressico: