Disturbi di personalità
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Il disturbo evitante di personalità

Il disturbo evitante di personalità
Il disturbo evitante di personalitàlogo-unobravo
Monica Margiotta
Monica Margiotta
Redazione
Psicologa ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
2.5.2023

In genere a nessuno piacciono le critiche, il rifiuto o il trovarsi a provare imbarazzo, tant’è che, a volte, le persone passano gran parte della loro vita a evitare giudizi o situazioni. Quando si può parlare di disturbo evitante di personalità (DEP)

Come riconoscere un  evitante? Le persone con disturbo evitante di personalità evidenziano un'ipersensibilità al rifiuto e costanti sentimenti di inadeguatezza. Sperimentano principalmente una sorta di imbarazzo sociale, passano molto tempo a concentrarsi sui loro difetti e risultano estremamente riluttanti a formare relazioni in cui potrebbe verificarsi un rifiuto. 

Questo spesso si traduce in sentimenti di solitudine e distacco dalle relazioni, sul lavoro e nella loro vita privata. Per esempio, le persone con disturbo evitante di personalità potrebbero:

  • rifiutare una promozione
  • trovare scuse per assentarsi dalle riunioni
  • evitare di impegnarsi in una relazione sentimentale
  • essere troppo timorose per partecipare a eventi in cui potrebbero fare amicizia.
sintomi disturbo evitante di personalità
Anna Shvets - Pexels

Cos’è il disturbo evitante di personalità

Il disturbo evitante di personalità può essere descritto come un modello pervasivo di inibizione sociale, con un senso di inadeguatezza e ipersensibilità alla valutazione negativa, che inizia nella prima età adulta e si presenta in differenti contesti. 

La personalità evitante è tipica di un individuo che si considera socialmente inetto, personalmente poco attraente o inferiore agli altri. Può essere inoltre presente:

  • la riluttanza a essere coinvolti in attività con gli altri, a meno che non vi sia la certezza di essere apprezzati
  • una costante preoccupazione di essere criticati o rifiutati in situazioni sociali
  • l'esitazione a impegnarsi in nuove attività per la paura che possano rivelarsi imbarazzanti. 

Sebbene molte persone con il disturbo di personalità evitante preservino la capacità di relazionarsi con gli altri, in alcuni casi, un individuo con stile evitante di personalità può finire per vivere una vita di quasi isolamento.

I criteri di classificazione del disturbo di personalità evitante nel DSM-5 

Il disturbo evitante di personalità nel DSM-5 è inserito tra i disturbi di personalità, nello specifico nel gruppo C. Il manuale lo definisce come “un pattern pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo, che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

  1. Evita attività lavorative che implicano un significativo contatto interpersonale per timore di essere criticato, disapprovato o rifiutato
  2. È riluttante a entrare in relazione con persone, a meno che non sia certo di piacere
  3. Mostra limitazioni nelle relazioni intime per timore di essere umiliato o ridicolizzato
  4. Si preoccupa di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali
  5. È inibito in situazioni interpersonali nuove per sentimenti di inadeguatezza
  6. Si vede come socialmente inetto, personalmente non attraente o inferiore agli altri
  7. È insolitamente riluttante ad assumere rischi personali o a impegnarsi in qualsiasi nuova attività, poiché questo può rivelarsi imbarazzante.”

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Disturbo evitante di personalità: sintomi e caratteristiche

I sintomi del disturbo evitante di personalità sono caratterizzati da tre componenti principali:

  • inibizione sociale
  • pensieri di inadeguatezza
  • sensibilità alle critiche o al rifiuto.

La persona con disturbo della personalità di tipo evitante è caratterizzata dall’intima convinzione di essere inadeguata ed evita ogni situazione in cui può ricevere un giudizio negativo. Questo potrebbe portare erroneamente a valutarla come persona priva di personalità. 

Come ogni stereotipo però, anche quello che porta a pensare che gli individui con disturbo evitante di personalità siano “persone senza personalità” rappresenta la semplificazione di una realtà molto più complessa.

Ma quindi cosa pensa un evitante? Dato che gli evitanti vedono gli altri come estremamente critici e rifiutanti, spesso iniziano per primi comportamenti di rifiuto e così facendo sono in grado di proiettarsi lontano dall'altra persona. Ciò determina l'effetto dell'evitante che rifiuta se stesso, piuttosto che affrontare il rifiuto dell'altra persona. 

Il principio alla base di tutto questo rifiuto è l'idea che se l'altra persona viene rifiutata per prima, l'evitante trova il proprio rifiuto meno doloroso perché comunque può dirsi che “non gli piaceva” quella persona.  La maggior parte delle volte la persona evitante rifiuta persone che non l’avrebbero mai rifiutata in prima battuta, perché è la paura di un possibile rifiuto che li spinge all’evitamento stesso.

Sentirsi inadeguati: senso di non appartenenza ed estraneità nella personalità evitante 

Il sentirsi sempre inadeguati e diversi rispetto agli altri, valutando tale condizione come non modificabile, è una caratteristica degli individui con disturbo evitante di personalità. Per tale motivo, essi hanno la tendenza a rimanere in solitudine, lontano dal mondo, insieme alla sensazione che la vita non possa destinare loro degli eventi positivi. 

È tuttavia presente il desiderio di liberarsi da questa sensazione di sentirsi inadeguati nella vita ma, nel momento in cui viene attuato un qualsiasi tentativo di avvicinamento agli altri, torna la grande paura del giudizio negativo e del rifiuto, portandoli a comportarsi in modo impacciato e infine a fuggire nuovamente nella loro “zona di comfort”.

disturbo di personalità evitante diagnosi
SHVETS production - Pexels

Fobia sociale e disturbo evitante di personalità: quali differenze?

Come puntualizza il DSM-5, il disturbo evitante di personalità viene comunemente diagnosticato in concomitanza con altri disturbi, tra cui il disturbo bipolare, i disturbi depressivi o il disturbo d’ansia sociale o fobia sociale.  

Nello specifico, quest’ultimo risulta caratterizzato da una significativa ansia, indotta dall’esposizione a determinate situazioni di tipo interpersonale o di performance in pubblico, in cui il soggetto è esposto al possibile giudizio degli altri.

A volte può essere difficile distinguere se una persona ha una fobia sociale, un disturbo evitante di personalità, o entrambe le condizioni. In genere, una persona con disturbo evitante di personalità sperimenta ansia ed evitamento in tutte le aree della vita, mentre una persona con fobia sociale può avere solo paure specifiche per determinate situazioni legate alla performance, come parlare o mangiare in pubblico.

Un focus centrale è dettato da ciò che attiva il senso di inadeguatezza e l’ansia: nella fobia sociale l’attivazione deriva dal dover svolgere performance che possono essere giudicate dagli altri, mentre nel disturbo evitante di personalità nasce dal senso di estraneità e non appartenenza percepito nelle relazioni con gli altri, senza che debba essere svolto qualcosa che preveda un certo tipo di performance.

A ogni modo, entrambe le condizioni ruotano attorno a un'intensa paura di essere giudicati, respinti o imbarazzati. Dall'esterno, questi disturbi possono manifestarsi con sintomi simili, tra cui bassa autostima o evitamento di situazioni sociali.

DEP (disturbo evitante di personalità) e altri disturbi di personalità

Come capire se si soffre di disturbo evitante di personalità? Il disturbo evitante ha una diagnosi che può essere confusa, oltre che con quella di ansia sociale, anche con altri disturbi di personalità, come il disturbo schizoide o quello paranoide. Riportiamo quanto dice il DSM-5:

“Come per il disturbo evitante di personalità, il disturbo schizoide e il disturbo schizotipico sono caratterizzati da isolamento sociale. Tuttavia [...] quelli con disturbo schizoide o schizotipico possono accontentarsi e anche preferire il proprio isolamento sociale.

Il disturbo paranoide e quello evitante di personalità sono entrambi caratterizzati da riluttanza a fidarsi degli altri. Tuttavia, nel disturbo evitante di personalità questa riluttanza è dovuta più al timore di sentirsi in imbarazzo o di essere trovati inadeguati che alla paura degli intenti malevoli degli altri.”.

Se poi osserviamo il possibile collegamento tra disturbo evitante di personalità e narcisismo, potremo notare come, nel disturbo narcisistico di personalità, la persona con narcisismo covert avrà in comune con l’evitante la tendenza alla timidezza e alla vergogna, oltre che una spiccata sensibilità alla critica.

In ogni caso va precisato che, qualora siano soddisfatti tutti i criteri, è possibile per una persona avere più di un disturbo di personalità. Non è raro, per esempio, che disturbo evitante e dipendente siano diagnosticati insieme.

Il significato di “evitante” e il concetto di evitamento

L’evitamento costituisce un meccanismo di difesa dai problemi, che è tipico dei disturbi d’ansia; è attraverso di esso, infatti, che diventa possibile “evitare” di entrare in contatto con situazioni o cose temute. 

Nel comportamento evitante, l’evitamento è principalmente posto sulla relazione con l’altro, e viene supportato fortemente da un insieme di paure e credenze che vanno ad investire sia la sfera relazionale sia l’idea che la persona ha di sé, ovvero la paura di ricevere critiche e disapprovazione, così come quella dell’esclusione e del vedere affermato il proprio scarso valore. 

In tale disturbo, il timore di non risultare adeguati e non sentirsi all’altezza (atelofobia) in una data situazione è molto elevato e, allo stesso tempo, la possibilità di ricevere un rifiuto assume una valenza così piena di dolore che la persona preferisce isolarsi ed evitare le situazioni sociali e le relazioni. 

Solo in questo modo è possibile per l’individuo con disturbo evitante di personalità conseguire un senso di sicurezza, nonostante la condizione di solitudine venga comunque vissuta con sentimenti di tristezza e sensazione di estraneità. 

È proprio questo stile di vita solitario che porta poi a rinforzare il sentimento di non appartenenza: è la paura stessa del giudizio altrui negativo e del rifiuto che rinchiude la persona in una sorta di gabbia.

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Il disturbo evitante di personalità: quali sono le cause?

I ricercatori non hanno ancora compreso completamente le cause del disturbo evitante di personalità, ma ritengono che esso rappresenti una combinazione di fattori genetici e ambientali

È stato infatti ipotizzato che esperienze infantili risultate traumatiche, in cui l’individuo abbia vissuto estrema vergogna o sperimentato abbandono e trascuratezza, possano essere collegate allo sviluppo del disturbo evitante di personalità. 

A essere maggiormente a rischio sarebbero i bambini che vedono i loro caregiver come privi di affetto e incoraggiamento e/o sperimentano il rifiuto da parte loro. 

Un altro filone di studi si è concentrato sull’influenza di fattori biologici, come il temperamento. Un fattore di rischio sembra essere quello che in psicologia infantile si definisce temperamento “a lento sviluppo”, tipico dei bambini che si adattano in maniera più lenta ai cambiamenti dell’ambiente e tendono a ritirarsi dalle situazioni nuove.  

Possiamo tracciare una linea di sviluppo lungo la quale troviamo questo tipo di temperamento, un’intensa timidezza  nell’infanzia e il disturbo evitante di personalità in età adulta.

disturbo evitante di personalità in amore
Alex Green - Pexels

La personalità evitante in amore

Data la loro difficoltà a relazionarsi con gli altri, le persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità spesso lottano con la paura del rifiuto che le porta a evitare le interazioni sociali. Ciò influisce anche nella scelta del partner

Come ama un evitante? Il partner evitante potrebbe fare fatica a condividere le proprie vere emozioni e pensieri e, per questo, sembrare una persona che non accetta consigli, dall’affettività coartata. Mantenere una relazione di attaccamento intima può quindi essere molto difficile. 

Quando è in una relazione di coppia, una persona con disturbo evitante ha bisogno di sentire di essere in un ambiente protetto e di ricevere costanti conferme dell’accettazione incondizionata del partner. 

Per questo motivo, il comportamento evitante in amore può diventare molto simile a quello del dipendente affettivo e non è raro che la diagnosi di disturbo della personalità evitante coesista con quella di disturbo dipendente di personalità.

Di seguito alcuni dei sintomi che possono avere un impatto importante nelle relazioni:

  • i sentimenti di inferiorità possono manifestarsi come comportamenti di ricerca di rassicurazione o gelosia
  • la convinzione di non avere la capacità di socializzare "correttamente" o "abbastanza bene" può portare a un forte ritiro sociale, che può ostacolare la vita sociale di coppia e causare ulteriore frustrazione nella relazione
  • evitamento di nuove attività: non avere una vita sociale può aumentare la propria dipendenza dal proprio partner 
  • poiché le persone con disturbo evitante di personalità sono molto sensibili al rifiuto e sono costantemente alla ricerca di segni di critica, il loro partner potrebbe sentire di non poter dire o esprimere come si sente veramente nella relazione.

Nel disturbo evitante di personalità anche la sessualità può rappresentare un contesto in cui aver paura di esporsi. Quindi, spesso, nelle relazioni di coppia potrebbe essere presente uno scarso desiderio sessuale o la paura dell’intimità, il che potrebbe portare a una frustrazione da parte del partner.

Disturbo evitante di personalità: quale cura?

Dal disturbo evitante di personalità si può guarire? Come raccontano diverse testimonianze, la vita di una persona con disturbo evitante può essere molto condizionata dalla sensazione di sentirsi inadeguati in tutto e dall’essere definiti come senza personalità.  

Avere una diagnosi può quindi servire a dare un nome a questi vissuti, per iniziare a comprendere fino in fondo l’origine delle proprie difficoltà. Per una corretta diagnosi di disturbo evitante di personalità, i test psicologici possono essere un valido strumento. Tra quelli più utilizzati ci sono l’MMPI-2 e la a SCID-5-PD.

A ogni modo, poiché gli individui con tale disturbo sono così protettivi con sé stessi e vivono così tanto nella paura dell'umiliazione e del rifiuto, spesso non cercano prontamente aiuto. 

Il trattamento più comunemente raccomandato, che insegna al paziente le tecniche per cambiare sia i modelli di pensiero che quelli di comportamento, è la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). 

La CBT impiega tecniche simili a quelle usate per trattare il disturbo d'ansia sociale, poiché le due condizioni hanno molti sintomi sovrapposti. Per esempio si possono utilizzare, nella terapia del disturbo evitante di personalità, esercizi mirati a rafforzare le abilità sociali o che fanno parte del training di assertività.

Oltre alla CBT, anche la terapia psicodinamica/psicoanalitica, che mira a raggiungere i pensieri e le convinzioni inconsce di una persona, può essere particolarmente utile per tale disturbo per affrontare da dove provengono i sentimenti predominanti di vergogna e bassa autostima.

terapia di coppia per il disturbo evitante di personalità
Mart Production - Pexels

Anche i membri della famiglia possono essere coinvolti nella terapia di un paziente, in modo che possano imparare a sostenerlo maggiormente e capire come comportarsi con una personalità evitante, così come può essere utile una terapia di coppia, per acquisire degli strumenti per relazionarsi a un partner con atteggiamento evitante ed provare a scongiurare i rischi che abbiamo elencato poco sopra. 

Bisogna comunque tenere presente che, per le persone con disturbo evitante, potrebbe risultare scomodo interagire socialmente con un terapeuta, in particolare su argomenti intimi. In tal senso può aiutare sapere che i terapeuti sono formati a offrire uno spazio sicuro e non giudicante per lavorare attraverso i dubbi su sé stessi e altre convinzioni fondamentali angoscianti, che rendono difficile comunicare con un evitante.

Per quanto riguarda il disturbo evitante di personalità e i farmaci, a oggi c'è poca ricerca che dimostri l'efficacia dei farmaci nel trattamento del disturbo. A volte questi vengono utilizzati per trattare i sintomi e in genere includono antidepressivi (cioè inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) e ansiolitici. 

I farmaci non sono considerati molto efficaci nei disturbi di personalità ma, nel caso di disturbi di personalità evitante, gli antidepressivi e gli ansiolitici possono aiutare a ridurre la sensibilità al rifiuto. 

Con il disturbo evitante di personalità si può avere diritto a un massimo del 10% di invalidità civile, diversamente da quanto accade per altri disturbi quali depressione, cherofobia, schizofrenia o disturbo borderline di personalità.

Disturbo evitante di personalità: libri consigliati

Concludiamo l’articolo sul disturbo evitante di personalità con alcuni consigli di lettura:

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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