Il termine stress è una parola che conosciamo bene, spesso associata a momenti di tensione e affaticamento. Quando questa pressione diventa cronica e opprimente, soprattutto in ambito lavorativo, può evolvere in qualcosa di più profondo e invalidante: la sindrome di burnout.
È importante sapere che non tutto lo stress è dannoso. Esiste uno stress positivo, o eustress, che ci stimola e ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi con buona prestazione in termini di concentrazione, rendimento cognitivo e risoluzione di problemi. Il problema sorge con il distress, lo stress negativo, che quando diventa cronico e ingestibile può portare a ansia, sofferenza e tristezza, spianando la strada al burnout.
In questo articolo esploreremo in profondità il significato del burnout, impareremo a riconoscere i suoi campanelli d'allarme e vedremo quali strategie concrete si possono adottare per affrontarlo e ritrovare il proprio benessere.
Burnout: cos'è e come si manifesta
Il termine burnout (o burn-out) si traduce letteralmente come "bruciato", "scoppiato". Questa immagine potente descrive una sensazione che molte persone conoscono: sentirsi completamente esauriti, come se una fiamma interiore si fosse spenta. Andare in burnout significa arrivare a un punto in cui la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva le difficoltà e le pressioni del proprio lavoro.
Più formalmente, il burnout cos'è e il suo significato si riferiscono a uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da uno stress cronico e prolungato, principalmente legato all'ambiente di lavoro. Non è semplice stanchezza, ma una condizione più profonda che logora le energie e la motivazione.
Per comprendere appieno il burnout, è utile osservarlo attraverso le sue tre dimensioni principali, che insieme dipingono il quadro completo di questa esperienza:
- Esaurimento: è la sensazione di essere completamente prosciugati, sia a livello fisico che emotivo. Anche dopo il riposo, la stanchezza persiste, e l'idea di affrontare nuovi compiti o progetti sembra un'impresa insormontabile.
- Cinismo e distacco emotivo: si manifesta come un atteggiamento freddo e distante verso il proprio lavoro e i colleghi. Questo non è un tratto del carattere, ma un meccanismo di difesa per proteggersi da ulteriori delusioni e dall'esaurimento, che però finisce per compromettere l'equilibrio personale.
- Inefficacia e ridotta realizzazione personale: la persona inizia a percepire il proprio lavoro come privo di significato e a dubitare delle proprie capacità. Prevale un senso di autoefficacia molto basso, accompagnato da pensieri di inadeguatezza che rendono difficile qualsiasi pianificazione futura.
Sindrome di burnout: un po' di storia
La storia del burnout inizia negli Stati Uniti intorno agli anni '70, periodo in cui il termine burnout fu usato per la prima volta per identificare una sindrome tipica nelle professioni d'aiuto (medici, infermieri, ecc.).
Nel 1975 Christina Maslach utilizzerà questo termine per definire la sindrome da burnout, i cui sintomi evidenziano una sindrome comportamentale riscontrabile in tutte le professioni caratterizzate da un'elevata implicazione relazionale (lavoratori a contatto con un pubblico, quali impiegati, personale di servizio, ecc.).
Nel 1981 Maslach costruì il Maslach Burnout Inventory, un test sul burnout che indaga, attraverso diversi gradi di risposta, i sintomi del burnout lavorativo.
È importante sottolineare che la sindrome di burnout è stata ufficialmente riconosciuta dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come un fenomeno occupazionale, inserito nella sua classificazione internazionale delle malattie (ICD-11) come uno dei "fattori che influenzano lo stato di salute". Tuttavia, non è classificato come un disturbo mentale a sé stante nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), il che significa che, sebbene le sue conseguenze sulla salute siano riconosciute, la sua diagnosi si concentra sul contesto lavorativo e non rientra tra i disturbi psichici primari.

Qual è la differenza tra stress e burnout?
Spesso si usano i termini stress e burnout in modo intercambiabile, ma è fondamentale capire la differenza tra stress e burnout. Lo stress da lavoro è una reazione a una pressione eccessiva; ci si sente sopraffatti, ma si ha ancora la speranza di poter riprendere il controllo. È come essere in affanno durante una corsa: faticoso, ma si pensa di poter arrivare al traguardo.
Il burnout, invece, è uno stato di esaurimento totale. Non c'è più la sensazione di lottare, ma di essersi arresi. È il sentirsi svuotati, privi di energie e di motivazione. Usando la stessa metafora, non si è più in affanno: ci si è fermati, convinti di non poter più fare un altro passo. Quando lo stress da lavoro si prolunga nel tempo e porta a un vero e proprio esaurimento delle risorse personali, si trasforma in sindrome di burnout.
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Come riconoscere il burnout: i sintomi principali
Riconoscere i sintomi del burnout è il primo passo per poter intervenire. Spesso questi segnali vengono ignorati o attribuiti a semplice stanchezza, ma è fondamentale prestare attenzione a come ci sentiamo, sia a livello mentale che fisico. Ma quali sono, nel dettaglio, i sintomi di un burnout?
La sindrome di burnout si manifesta attraverso un insieme di sintomi riconoscibili, che possiamo raggruppare in tre aree principali:
- sintomi psicologici
- sintomi somatici
- sintomi aspecifici.
I sintomi psicologici sono spesso i primi a manifestarsi. Tra i sintomi del burnout da lavoro troviamo un'aumentata irritabilità, un drastico calo della motivazione, un persistente senso di colpa e pensieri legati al fallimento. La persona può provare disinteresse, una progressiva riduzione dell'autostima e della fiducia in sé, fino a sviluppare una vera e propria paura di cambiare lavoro. Nei casi più seri, il burnout può contribuire all'insorgere di condizioni come depressione o attacchi d'ansia.
Si può assistere a un vero e proprio crollo delle energie psichiche, tanto da parlare di sintomi da "esaurimento nervoso" da lavoro: da una parte la persona fa fatica ad andare a lavoro, si sente frustrata, fa spesso ritardo o richiede permessi e malattie, dall'altra anche la vita privata e le relazioni risentono dell'effetto del burnout.
Il corpo spesso parla per noi. I sintomi fisici del burnout possono includere disturbi gastrointestinali (come gastrite e colite), cefalee, emicranie e problemi della pelle (come acne o dermatiti). A questi si aggiungono sintomi apparentemente aspecifici ma molto comuni, come una stanchezza cronica che il sonno non allevia, apatia, disturbi del sonno come l'insonnia, alterazioni dell'appetito e un notevole calo del desiderio sessuale.

Le 4 fasi del burnout
Approfondiamo ora quali sono i campanelli d'allarme del burnout.
Il burnout non è un interruttore che si spegne all'improvviso, ma un processo graduale. Comprendere le 4 fasi del burnout può aiutare a riconoscere i segnali precoci e a intervenire prima che la situazione si aggravi, per proteggere e promuovere il proprio benessere lavorativo.
- Entusiasmo idealistico: tutto inizia con un grande investimento emotivo e aspettative elevate, a volte irrealistiche. La persona può dedicare al lavoro un'energia smisurata, quasi come in una dipendenza da lavoro, sacrificando il tempo libero nella speranza di ottenere grandi risultati e riconoscimenti.
- Stagnazione: le aspettative iniziali si scontrano con la realtà. La persona si rende conto che gli sforzi enormi non portano ai risultati sperati. La delusione e l'amarezza iniziano a farsi strada, portando a un primo calo di motivazione e a un atteggiamento più passivo.
- Frustrazione: in questa fase, il senso di inutilità e di incapacità si intensifica. La persona può sentirsi profondamente frustrata, e questa emozione può trasformarsi in rabbia verso l'ambiente di lavoro, i colleghi, i superiori o persino gli utenti del proprio servizio.
- Disimpegno apatico: è la fase del crollo. Apatia e cinismo diventano la norma. La persona si sente svuotata, non ha voglia di fare niente e prova un profondo senso di colpa o di inutilità. Il lavoro, un tempo fonte di entusiasmo, ha perso ogni significato.
Una domanda comune per chi vive questa condizione è: quanto dura il burnout? Non esiste una risposta valida per tutti. La durata può variare da poche settimane a diversi mesi, a seconda della gravità dei sintomi, delle cause e delle strategie di recupero adottate. Se non affrontato, il burnout può diventare una condizione cronica e protrarsi a lungo.
Burnout: quali sono le cause?
Capire le cause della sindrome di burnout è fondamentale, perché raramente deriva da un singolo problema. È piuttosto il risultato di un'interazione complessa tra fattori personali e condizioni dell'ambiente di lavoro. Analizziamoli separatamente, partendo dai fattori individuali:
- Fattori socio-demografici: età, genere e stato civile possono influenzare la vulnerabilità allo stress.
- Fattori di personalità: alcune caratteristiche personali, come il perfezionismo, un forte bisogno di controllo o una bassa intelligenza emotiva, possono rendere più difficile la gestione dello stress lavorativo.
Accanto ai fattori personali, i fattori ambientali e organizzativi giocano spesso un ruolo preponderante:
- Organizzazione del lavoro: un carico di lavoro eccessivo, mancanza di autonomia, ruoli non chiari e scarso supporto da parte dei superiori sono tra le cause principali.
- Aspettative irrealistiche o conflittuali: questo include sia un carico di lavoro insostenibile sia un conflitto di valori, ovvero quando ciò che si è costretti a fare va contro i propri principi.
- Mancanza di riconoscimento: sentirsi non apprezzati, sia a livello economico che umano, erode la motivazione e il senso di appartenenza.
- Problemi relazionali: un ambiente di lavoro tossico, con conflitti costanti con i colleghi o isolamento, è un fattore di rischio significativo.
In questo contesto, è importante menzionare che mobbing e burnout sono strettamente collegati. Il mobbing, con i suoi comportamenti vessatori e umilianti, crea un ambiente di stress estremo che può accelerare drasticamente il percorso verso il burnout, portando a un profondo scoraggiamento e a una totale perdita di motivazione, energia e obiettivi.

Burnout: come uscirne
La domanda più importante per chi si sente "bruciato" è: esiste una cura per il burnout? La risposta è sì, uscirne è possibile. Il primo passo, il più coraggioso, è riconoscere di avere un problema. Da qui, si può iniziare un percorso di recupero. Vediamo alcuni approcci pratici che possono fungere sia da prevenzione che da trattamento del burnout.
Un passo fondamentale è imparare a creare dei confini sani tra la vita personale e quella lavorativa. Questo significa, concretamente, staccare la spina. È essenziale ritagliarsi regolarmente dei momenti di pausa dal lavoro, dedicando tempo all'esercizio fisico, a un hobby che appassiona o semplicemente alle relazioni sociali. Anche praticare tecniche di rilassamento o la mindfulness per l'ansia può offrire un grande sollievo.
Come superare il burnout con un professionista
A volte, le strategie individuali non bastano. Se senti che il peso è troppo grande, chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza. Un percorso di psicoterapia per il burnout può fare la differenza. Se ti stai chiedendo come prevenire il burnout o come uscirne, puoi richiedere il supporto di uno degli psicologi online che lavorano su temi legati al burnout di Unobravo.
Le cure per il burnout, attraverso un percorso di psicoterapia, possono aiutarti a:
- Sviluppare una maggiore consapevolezza del problema e dei suoi meccanismi.
- Riscoprire e valorizzare le tue risorse personali per affrontare le difficoltà.
- Comprendere i legami tra i tuoi comportamenti, il tuo vissuto emotivo e il contesto di vita che ha contribuito al burnout.
È importante ricordare che il burnout non è solo un problema individuale, ma spesso organizzativo. Per questo, è possibile agire a livello aziendale. La figura dello psicologo in azienda può essere cruciale per analizzare i fattori di rischio e proporre interventi mirati a:
- potenziare le competenze del management, anche allo scopo di sensibilizzare verso il fenomeno
- migliorare le soft skills dei dipendenti, come per esempio la capacità di lavorare in gruppo e di gestione dei conflitti nell'ambiente di lavoro
- modificare l'organizzazione generale del lavoro (suddivisione e rotazione dei compiti, partecipazione alle decisioni, ecc…).
Il burnout può essere diagnosticato da professionisti della salute mentale come psichiatri e psicoterapeuti. Nei casi più gravi, il professionista può consigliare al paziente un periodo di astensione dal lavoro, che andrà certificato dal medico di medicina generale. Non è possibile, però, sapere a priori quanti giorni di malattia per stress e burnout verranno assegnati, poiché ogni caso è a sé.
Compassion fatigue e burnout
Nelle professioni di aiuto, è importante distinguere tra compassion fatigue e burnout. La compassion fatigue, o "fatica da compassione", è una forma di esaurimento che nasce dal carico emotivo di assistere persone che soffrono, specialmente in contesti traumatici.
Mentre il burnout può derivare da qualsiasi contesto lavorativo stressante, la compassion fatigue è specificamente legata all'esposizione empatica al dolore altrui. Include componenti del burnout, ma si combina con i sintomi dello stress post traumatico secondario, che deriva dall'assorbire il trauma attraverso i racconti e le esperienze degli altri.
Burnout: le categorie a rischio
Sebbene il burnout possa colpire chiunque, esistono categorie a rischio che, per la natura del loro lavoro, sono più esposte. Si tratta spesso di professioni che richiedono un'intensa implicazione emotiva e relazionale, dove il confine tra il sé professionale e quello personale può diventare labile.
Tra le professioni più vulnerabili troviamo le professioni sanitarie (medici, infermieri, OSS) e i caregiver, costantemente a contatto con la sofferenza. Anche insegnanti e manager sono a forte rischio, a causa delle elevate responsabilità e della gestione di complesse dinamiche umane. Persino gli psicologi, per la natura del loro lavoro, possono sperimentare il burnout dello psicologo.
Trovare la strada verso il benessere
Essere arrivati fin qui, a leggere di burnout, è già un passo significativo. Significa che stai ascoltando una parte di te che chiede attenzione. Riconoscere che ciò che provi ha un nome e non è un fallimento personale, ma una risposta comprensibile a uno stress che è diventato insostenibile, è il primo, fondamentale gesto di cura verso te stesso.
Come abbiamo visto, il burnout è una condizione complessa, con radici che affondano sia nell'ambiente di lavoro sia nelle nostre aspettative. Uscirne è un percorso graduale, che richiede di imparare a stabilire confini, riscoprire cosa ti dà energia e, soprattutto, praticare la gentilezza verso te stesso.
Se senti che questo peso è troppo grande da gestire in autonomia, ricorda che chiedere aiuto è un atto di coraggio. Un professionista può accompagnarti nell'esplorare le cause del tuo malessere e aiutarti a sviluppare strumenti per ricostruire un equilibrio più sano. Non devi affrontare tutto questo da solo. Fai il primo passo per ritrovare il tuo benessere: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come la terapia può guidarti in questo percorso.








